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Facebook: un’altra falla nella privacy

Redazione | 26 Febbraio 2010

Facebook Google Social

Messaggi spediti agli utenti sbagliati. Questa l’ultima defaiance del social network che nei giorni scorsi ha visto diverse centinaia di […]

ICON_SocialNtwMessaggi spediti agli utenti sbagliati. Questa l’ultima defaiance del social network che nei giorni scorsi ha visto diverse centinaia di utenti ricevere messaggi personali di cui non erano i destinatari. A segnalarlo è stato il blog del Wall Street Journal che racconta anche come il sito sia stato inaccessibile a diversi utenti per alcune ore, durante le quali Facebook presumibilmente ha cercato di capire cosa stava succedendo. Un bug nel codice, poi prontamente risolto, ha spiegato un portavoce del social network, ma intanto la viralità  del network aveva portato i messaggi là  dove non dove dovevano arrivare e la rete di contatti di ciascuno li aveva propagati all’infinito. Un episodio circoscritto a poche ore e a un numero limitato di persone, ma ancora una volta a farne le spese è stata la privacy degli utenti. E su una rete di tale portata (400 milioni di iscritti) non è poco.
Qualche tempo fa Mark Zuckerberg, commentando la crescita strepitosa di Facebook, diceva, guardando al futuro, che le persone avrebbero condiviso sempre più le loro vite on line e che della privacy, sostanzialmente non importava niente a nessuno. Sfortunatamente per lui non è così: visto che è notizia di ieri il suicidio di una ragazza, a seguito della pubblicazione su Facebook di alcune foto di lei nuda, da parte dell’ex-fidanzato. Temeva di perdere il lavoro, la ragazza in questione, a causa delle foto imbarazzanti che erano state messe on line.

Senza voler estremizzare, in questi giorni mezzo mondo discute se sia stata giusta la condanna dei manager di Google accusati di non aver rispettato le nostre leggi sulla privacy e di aver lasciato per troppo tempo on line il video del ragazzo down dileggiato dai compagni. Anche in questo caso una persona esposta al pubblico ludibrio e per giunta ancora più debole di altri. A volte si ha la sensazione che le Internet company come Google, Facebook e Yahoo! abbiano perso di vista il punto che che le reti sociali sono fatte di persone, e non numeri o dati da usare come specchietti per le allodole per gonfiare fatturati pubblicitari.