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OS X non solo su Macintosh

Redazione | 29 Aprile 2010

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Installare il sistema operativo della mela morsicata su un normale Pc è possibile e, oggi, alla portata anche degli utenti […]

Ape Apple on PC

Installare il sistema operativo della mela morsicata su un normale Pc è possibile e, oggi, alla portata anche degli utenti meno “smanettoni”.

Di Davide Piumetti

ICON_EDICOLASono passati cinque anni da quando Steve Jobs fece uno dei più importanti annunci commerciali dell’ultimo decennio informatico. Nel 2005 venne infatti svelato che, a partire dal successivo mese di gennaio, tutti i sistemi Apple avrebbero rimpiazzato i processori IBM PowerPC (cuore pulsante dei Macintosh fin dal 1994) con Cpu Intel Core. Il cambio di architettura ha rappresentato uno scossone notevole all’interno del duopolio commerciale Apple-Microsoft, storicamente separate da quasi vent’anni e incompatibili sia in termini di filosofia sia, più banalmente, come hardware e software.

Nel corso della conferenza Steve Jobs ha ricordato le due transizioni più importanti dell’azienda nel corso degli anni: quella del 1994-1996 con il passaggio hardware dai processori Motorola a quelli IBM PowerPc e quella software del 2001-2003 che ha visto Apple OS 9 “Classic” lasciare il posto alla nuova generazione OS X. La terza (e ultima per il momento) è proprio quella annunciata con l’arrivo dei processori Intel. Fino a quel momento tutti i computer Apple utilizzavano processori con un’architettura completamente diversa da quella X86 presente sui Pc, rendendo i due “mondi” separati nella maniera più netta possibile. Il software scritto per un’architettura non avrebbe mai potuto funzionare sull’altra e viceversa; la divisione tra sistemi Apple e i Pc era completa, come oggi lo sono per esempio una Playstation 3 e una console Nintendo Wii; i giochi di una non funzionano sull’altra.

Il motivo del passaggio è presto detto, da qualche anno Intel con la propria piattaforma Centrino aveva quasi monopolizzato l’intero mercato notebook, offrendo processori dalle ottime prestazioni e una serie di componenti collaterali (scheda di rete, chipset e quant’altro) di primissimo livello. Apple, pur producendo notebook di ottima fattura (l’ultima generazione di PowerBook è ancora ricordata con nostalgia dagli appassionati) non poteva offrire prestazioni e autonomia altrettanto elevate. La colpa non era certo della casa di Cupertino, il limite era intrinseco nei processori PowerPC e alquanto evidente: le Cpu G4 utilizzate su notebook offrivano prestazioni quasi equivalenti a Cpu Intel single core di pari frequenza; il problema è che i modelli migliori raggiungevano al massimo 1,5 o 1,66 GHz. Il contemporaneo arrivo sul mercato dei processori Intel Core 2 ha posto Apple davanti a un bivio: continuare con PowerPC rischiando di perdere un mercato in crescita vertiginosa o passare a un’architettura completamente nuova?

Il dubbio, se possiamo chiamarlo tale, è rimasto sul tavolo del consiglio di amministrazione per poco tempo e, durante il discorso di apertura della Worldwide Developer Conference 2005, Steve Jobs ha annunciato l’accordo. Il passaggio da un’architettura ad un’altra, soprattutto passando dalle filosofie contrapposte Risc (Reduced Istruction Set Computer) e Cisc (Complex Istruction Set Computer) è però un procedimento solitamente molto delicato per un’azienda, che richiede anni di sviluppo per portare tutti i programmi esistenti anche sulle nuove macchine. La ferma convinzione Apple di passare a Cpu Intel fu chiara quando Steve Jobs dichiarò che il sistema operativo OS X, nei laboratori Apple, girava da anni anche su macchine Intel, e che il rilascio commerciale di sistemi con Cpu Core 2 sarebbe avvenuto nell’arco di pochi mesi. (…)

(Estratto dall’articolo pubblicato sul numero 230, in edicola dal 28 aprile)