Successivo

News

I poli opposti della tecnologia: informatica al -4% eReader +716%

Redazione | 13 Marzo 2012

È un dato pesante quello diffuso oggi alla presentazione per la stampa del Rapporto Assinform 2011: il comparto dell’information technology […]

È un dato pesante quello diffuso oggi alla presentazione per la stampa del Rapporto Assinform 2011: il comparto dell’information technology e tlc in Italia è calato del 3,4% nell’ultimo anno, con un andamento particolarmente negativo proprio per l’informatica – 4%. Peggio di noi nell’It ha fatto solo la Spagna: – 5,3% a fronte di una crescita media europea dello 0,5% e di un incremento del 2,4% per l’Ict a livello mondiale.

Ma se si sposta l’orizzonte oltre il tradizionale comparto dell’information technology e si guarda all’andamento delle nuove economie digitali qui i tassi di crescita sono a due o tre cifre: + 719% per gli e-reader, + 92% per le smart Tv, + 125% per i tablet, + 34, 6% % il cloud; + 9,9 % it per il web , + 11,9% Internet delle cose e così via.

Anche per questo motivo Assinform ha deciso di superare la distinzione tradizionale tra Informatica e Tlc parlando nel rapporto redatto da NetConsulting solo di Global Digital Market.
La nuova classificazione porta ad una valutazione del mercato di quasi 70 miliardi di euro (circa 11 miliardi di euro in più rispetto al perimetro tradizionale dell’Ict), e attenua la tendenza verso il basso con un trend di -2,2% nel 2011/10. Ciò grazie al segmento del “software e soluzioni Ict” che cresce al ritmo annuo di + 1,2% fatturando oltre 5 miliardi di euro e a quello dei contenuti digitali e pubblicità  on line che, con un volume d’affari di quasi 7 miliardi di euro,  è in salita del +7,1% (+10,1%).
I “Servizi Ict” valgono poco più di 40 miliardi di euro e nel 2011 sono scesi di -3,8% , così come i “dispositivi e sistemi digitali” valgono oltre 17 miliardi di euro, con un trend in discesa di -2,6%.


Emerge uno spostamento netto della domanda verso le tecnologie che valorizzano il web e contenuti: a fronte del calo di Pc desktop (-17,3 %), laptop (- 16,2%) e cellulari, si registra, infatti, una crescita del 92% delle smart tv, del 125% dei tablet (che passano dalle 428.570 unità  vendute nel 2010 alle 858.000 unità  del 2011), fino al boom degli ereader il cui mercato ha raggiunto un valore di 131 milioni di euro. Così accade anche per il software applicativo, che cresce complessivamente di +1,7% grazie alla spinta del +9,9% dovuta alle piattaforme di gestione web e al +11,9% dell’Internet delle cose, mentre le soluzioni verticali e orizzontali calano di -1,6%. E così si comporta la domanda di servizi Ict che,  decresce complessivamente,  ma registra l’aumento di + 34,6% del cloud computing per un valore di 175 milioni di euro.


“I segmenti emergenti della domanda digitale hanno un valore di mercato ancora troppo basso, affinché la loro crescita, se pur molto vivace, possa  compensare il calo delle componenti strutturali dell’Ict – ha precisato Paolo Angelucci,  presidente di Assinform-  Tuttavia la nuova visione del mercato Ict ha importanti implicazioni di politica industriale per le imprese del settore che devono adottare i loro modelli di business e innovare l’offerta, così come deve avere un peso significativo nella 

progettualità  delle misure per la crescita e lo sviluppo. Se le spinte verso l’economia digitale che 
emergono da più parti non saranno più ignorate, ma anzi valorizzate come opportunità  strategica, il settore Ict saprà  farà  la sua parte e dare un contributo determinante per la modernizzazione e la crescita del Paese”.

Per il 2012 le previsioni indicano un settore Ict ancora in sofferenza, se pur in recupero con un trend intorno al -2,2%: l’It  dovrebbe segnare -2,3% e le Tlc dovrebbero attestarsi a -2,1%. “Si tratta di stime che potrebbero essere rapidamente riviste al rialzo”, ha detto Paolo Angelucci, presidente Assinform “qualora il Paese riuscisse a cogliere in pieno l’opportunità  di attuare l’agenda digitale, dotandosi di un piano operativo che detti regole e tempi certi per realizzare lo switch off digitale della Pa e valorizzare, anche con adeguate politiche fiscali, quei segmenti emergenti di economia collegati all’uso del web e alla diffusione dei servizi e dei contenuti digitali, che già  oggi in Italia stanno creando nuovi modelli di business, start up innovative, nuove occasioni di lavoro”.