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Cloud4Care: il cloud Intesa Sanpaolo e Unicredit per la ricerca

Redazione | 14 Maggio 2013

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Cloud4Care è uno dei primi progetti italiani di utilizzo delle tecnologie cloud in ambito scientifico e bancario ed è stato […]

Fotolia_CloudCloud4Care è uno dei primi progetti italiani di utilizzo delle tecnologie cloud in ambito scientifico e bancario ed è stato promosso da due delle principali banche italiane,  Intesa Sanpaolo e Unicredit, insieme a Sia, società  per i pagamenti elettronici. I due istituti bancari hanno messo a disposizione parte della potenza elaborativa dei propri sistemi informativi per consentire ai ricercatori di accelerare le analisi di laboratorio sul sequenziamento del Dna. Il progetto Cloud4Care (Cloud4CancerResearch) prevede la realizzazione di un’architettura dedicata  per le attività  di ricerca dell’Istituto Mario Negri. Tramite collegamenti di rete sicuri, supportati dall’infrastruttura multi servizio di Sia, i ricercatori del dipartimento di Oncologia dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri possono accedere dai loro computer ai data centre di Intesa Sanpaolo e Unicredit per effettuare algoritmi di calcolo anche in contemporanea, servendosi solo di un browser e di una rete privata virtuale (Vpn).

Questa architettura offre la possibilità  di sfruttare parte delle risorse informatiche dei due gruppi bancari, complessivamente pari a 4.000 Cpu e 1 Terabyte di memoria Ram, in un ambiente protetto. Unicredit ha già  messo disposizione 34 server e in futuro rilascerà  altre risorse di elaborazione.

I risultati sono stati subito incoraggianti: la soluzione Cloud4Care ha consentito di ridurre del 90% i tempi di analisi dai dati relativi a una ricerca sul tumore ovarico condotta presso l’Istituto Mario Negri: i tempi di elaborazione per un file di 4 GByte, ad esempio, sono passati da circa 2 ore a 10 minuti, con un netto miglioramento della precisione dei calcoli.  «In assenza  di una politica di Governo a sostegno della ricerca, il progetto Cloud4Care permette di utilizzare risorse private per condurre ricerche di interesse pubblico», ha commentato il prof. Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri.