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Wi-Fi: l’approssimazione della politica

Giorgio Panzeri | 25 Luglio 2013

di Simone Zanardi Lo scorso giugno è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il cosiddetto Decreto Del Fare, emanato dal Governo […]

di Simone Zanardi

Schermata 2013-07-25 a 10.42.39Lo scorso giugno è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il cosiddetto Decreto Del Fare, emanato dal Governo per risolvere tra l’altro alcune problematiche in ambito informatico. L’articolo 10, in particolare, affronta il tema della liberalizzazione dell’accesso Internet, puntando di fatto a chiudere il buco normativo derivante dall’ormai decaduto Decreto Pisanu. Quest’ultimo aveva introdotto norme anti-terrorismo per le quali chiunque forniva accesso pubblico alla rete (compresi i commercianti che forniscono collegamento al Web tramite Hot Spot Wi-Fi) era obbligato ad esibire alle forze nell’ordine in caso di necessità  dei registri attraverso cui risalire alle persone che avevano compiuto determinate azioni online. Uno stralcio del nuovo decreto afferma che l’offerta di accesso a Internet da oggi non richiede l’identificazione personale degli utenti finali, mentre in un altro passaggio si afferma che rimane da parte dei provider “…l’obbligo di garantire la tracciabilità  del collegamento (Mac address)”.Chiunque abbia un minimo rudimento di informatica sa bene che il Mac address è un codice che identifica un dispositivo hardware e più in particolare la scheda di rete che questo utilizza per interfacciarsi a Internet. Tralasciando l’estrema facilità  con cui è possibile falsificare il Mac address, resta il problema di fondo: identificare un dispositivo non equivale a tracciare la persona che lo utilizza. Eppure non mancherebbero strumenti più idonei per il tracciamento personale, ad esempio la Sim telefonica che è associata a un contratto e quindi a una precisa anagrafica. L’articolo del decreto presenta altre incongruenze e ambiguità  sulle quali non ci dilunghiamo. Basti sapere che se le regole a cui dovevano sottostare i gestori di Hot Spot sino a pochi giorni fa erano a dir poco ambigue, il nuovo Decreto non ha contribuito in alcun modo a chiarire le cose. Nessuno può essere tuttologo, si sa, ma è auspicabile che i politici abbiano a disposizione una schiera di dirigenti e consulenti specializzati nella materia che devono trattare di volta in volta. Quando però si leggono i testi di alcune leggi e provvedimenti, non si può che rimanere basiti di fronte alla sensazione di approssimazione (per essere generosi) che li permea.