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Editoriale | Magazine

L’Mp3 è morto? Viva l’Mp3!

Dario Orlandi | 31 Maggio 2017

Editoriale

Il mese scorso il Fraunhofer IIS, inventore del formato di codifica audio Mp3, ha rilasciato una breve nota attraverso il […]

Il mese scorso il Fraunhofer IIS, inventore del formato di codifica audio Mp3, ha rilasciato una breve nota attraverso il suo sito Web in cui annunciava la fine dei programmi di licenza per i suoi codec. Questa notizia, semplice e tutto sommato neutra (anche se Fraunhofer suggerisce l’adozione di altri formati, più recenti) è stata trasformata dai media in una sorta di marcia funebre per il più conosciuto e diffuso formato di distribuzione digitale dell’audio.

In realtà , la fine del programma di licenza è la diretta conseguenza della scadenza degli ultimi brevetti che hanno protetto questa tecnologia negli ultimi venticinque anni. Lo standard è ora disponibile liberamente e può essere utilizzato gratis da chiunque: i produttori di hardware e software, che in passato dovevano riconoscere royalty ai detentori dei brevetti o studiare complicate soluzioni per armonizzare i termini delle licenze con i vincoli imposti dall’open source, potranno ora inserire nei loro prodotti il supporto al formato Mp3 senza spendere nulla e senza violare la legge. Alcune distribuzioni Linux, che in passato non potevano riprodurre direttamente i file Mp3 proprio per questo motivo, hanno già  annunciato che presto la limitazione sarà  superata: Fedora, per esempio, ha subito annunciato di essere pronta ad aggiungere il supporto completo alla codifica e alla decodifica dei file Mp3 nel giro di poche settimane, grazie all’aggiornamento delle librerie mpg123 e GStreamer, senza più costringere gli utenti a installare nel suo sistema operativo componenti scaricati da repository di terze parti.

In definitiva, Mp3 è vivo e gode di ottima salute: venticinque anni dopo la sua invenzione rimane il formato di compressione audio più noto, diffuso e supportato al mondo. Nel tempo gli sono stati affiancati molti altri standard, capaci di garantire una migliore efficienza della compressione, una maggiore qualità  audio e una flessibilità  superiore (in particolare nel supporto alle sorgenti con più di due canali), ma ancora oggi la grande maggioranza dei file musicali viene compresso e distribuito tramite questo algoritmo, che mantiene il vantaggio di essere riproducibile ovunque. E la scadenza dei brevetti non potrà  che agevolarne ancor più la diffusione, poiché in futuro qualsiasi produttore di hardware o sviluppatore di software potrà  implementarne il supporto senza pagare costi di licenza e senza doversi preoccupare di violare qualche copyright.