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Intek Kaby Lake

Michele Braga | 5 Gennaio 2017

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Fino a non molti anni fa l’annuncio di una Cpu basata su una nuova microarchitettura generava molto fermento e l’attesa […]

Fino a non molti anni fa l’annuncio di una Cpu basata su una nuova microarchitettura generava molto fermento e l’attesa del suo lancio sul mercato era caratterizzata da grandi aspettative e speculazioni su prestazioni e caratteristiche, un po’ come oggi avviene tra l’annuncio e il rilascio di uno smartphone top di gamma. Da tempo però il settore delle Cpu, soprattutto di quelle desktop, vive un periodo sottotono; dall’introduzione Sandy Bridge nel 2010 abbiamo assistito ad un progressivo rallentamento nello sviluppo e alla stagnazione del mercato dei computer desktop. 

di Michele Braga

ICON_EDICOLAIvy Bridge, Haswell, Broadwell e Skylake hanno offerto miglioramenti di tipo evolutivo e sono stati progettati per rispondere in modo predominante alle esigenze del mercato mobile prima che di quelle del settore desktop. Kaby Lake si inserisce in questo panorama senza stravolgere l’andamento delle cose e propone un aggiornamento dell’architettura Skylake in attesa del prossimo salto generazionale che dovrebbe arrivare entro la fine di quest’anno con Cannonlake. Il 2017 sarà  caratterizzato anche dal lancio dell’architettura Amd Zen, con la speranza che l’azienda di Sunnyvale riesca a riconquistare terreno nel settore dei processori. Dopo l’annuncio dello scorso agosto con il quale Intel ha introdotto i processori con architettura Kaby Lake per il settore mobile, ora l’azienda californiana offre anche l’intera linea di processori per soluzioni desktop. Intel ha presentato, infatti, 16 nuovi processori tra Core i7, Core i5 e Core i3. Di questi sono tre i modelli della serie K con moltiplicatori sbloccati e per la prima volta è presente anche un Core i3 della serie K. Intel ha tenuto a precisare che si tratta di un esperimento – come era già  avvenuto con il rilascio del processore Core i7 6950X – per verificare se esista oppure no una domanda per processori con tali caratteristiche anche nel segmento più economico dell’offerta. Ovviamente Kaby Lake introduce anche qualche novità : un incremento di prestazioni imputabile principalmente alla maturazione del processo produttivo a 14 nanometri, un miglior comparto per la gestione dei video con supporto alle risoluzioni 4K ed il supporto a tecnologie, come quella Optane Memory Ready, che Intel prevede di rilasciare nel corso di quest’anno.

Nell’ultimo decennio la strategia Tick-Tock ha cadenzato il successo e lo sviluppo tecnologico dei processori Intel, alternando la migrazione di un’architettura consolidata a un processo produttivo più raffinato (tick) con l’introduzione di una nuova architettura (tock) sfruttando una tecnologia produttiva matura e affidabile.

Tuttavia gli ostacoli tecnologici da superare per riuscire a produrre transistor con dimensioni sempre più piccoli hanno imposto tempi e investimenti economici sempre più elevati; l’implementazione dei nuovi impianti di produzione ha raggiunto livelli tali da non permettere margini di guadagno sufficienti per sostenere il ritmo al quale Intel ci ha abituato. Questi sono i motivi per cui la strategia Tick-Tock con cicli che si alternavano anno con anno è stata abbandonata ed è stata trasformata in un processo a tre fasi su un arco di tre anni. Questa strategia è denominata Process-Architecture-Optimization (PAO) ed è caratterizzata dalle due fasi tipiche della strategia Tick-Tock tra le quali si inserisce una fase di ottimizzazione dell’architettura (potremmo chiamarlo anche Tick-Tack-Tock). Guardando al percorso evolutivo delle ultime tre generazioni di processori rilasciati da Intel possiamo far corrispondere Broadwell alla fase Process, Skylake alla fase Architecture e Kaby Lake a quella Optimization.

Come sottolineato lo scorso agosto durante la presentazione dell’architettura Kaby Lake nelle versioni dedicate ai processori per notebook e dispositivi mobili, una parte consistente dei vantaggi prestazionali offerti da Kaby Lake deriva dall’affinamento del processo produttivo a 14 nanometri che ora si chiama 14+nm. Tutto ciò conferma da un lato che il tempo per portare a maturazione una tecnologia produttiva richiede molto più di 12 mesi e in quest’ottica possiamo anche aspettarci che con il prossimo passaggio ai 10 nanometri le finestre temporali si allarghino ulteriormente. (…)

Estratto dell’articolo pubblicato su PC Professionale di gennaio 2017