Successivo

Magazine

Recupero dati

Michele Braga | 4 Maggio 2017

Preview

I dati e le informazioni hanno un valore sempre più alto sia per le aziende moderne sia per i singoli […]

I dati e le informazioni hanno un valore sempre più alto sia per le aziende moderne sia per i singoli individui. Nel primo caso sono strumenti indispensabili che devono essere trattati in modo corretto anche per assolvere ad obblighi normativi e che permettono all’azienda stessa di essere operativa e competitiva all’interno di un mercato sempre più veloce e globalizzato. I dati generati e accumulati dalle singole persone, invece, sono spesso più variegati, ma non per questo di minor valore: oltre a documenti con validità  legale, la maggior parte dei dati – fotografie, video e scritti – attengono alla sfera affettiva, alle esperienze e ai ricordi personali.

di Michele Braga

ICON_EDICOLAOggi la maggior parte dei dispositivi che utilizziamo – computer, smartphone, tablet, smartwatch, macchine fotografiche, action cam e così via – generano dati in forma digitale che teniamo sul dispositivo stesso o che più di frequente archiviamo su più supporti esterni e sul cloud, con lo scopo di parcheggiarli per consultarli in momenti successivi e per condividerli con altre persone. Questi supporti utilizzano tecnologie diverse e con il passare del tempo offrono capacità  di archiviazione crescenti. A crescere non è solo la quantità  dei dati generati, ma anche il peso dei singoli file: fotocamere con definizioni sempre maggiori generano file di dimensioni sempre più grandi, così come accade anche con i video in alta risoluzione.

Circondati da così tanti dati spesso non ci rendiamo conto di quanto siamo esposti – in modo inconsapevole o consapevole – al rischio di perderne anche solo una piccola parte in modo irrimediabile.

Con il termine irrimediabile non intendiamo infatti solo l’impossibilità  di recuperare i dati persi, ma anche l’impossibilità  di crearne di nuovi equivalenti. Un esempio calzante ed esplicativo può essere quello di una raccolta fotografica di un viaggio o di un evento come un matrimonio. Una volta perse le foto che hanno cristallizzato momenti passati, è piuttosto facile capire che non è possibile ricreare le stesse situazioni. Anche tornando a posteriori negli stessi luoghi degli scatti noi saremo cambiati, le persone e i luoghi saranno diversi così come le emozioni immortalate proprio in quegli scatti ormai persi.

Queste prime considerazioni ci portano per prima cosa ad affrontare lo spinoso tema del backup. Per quanto un utente dovrebbe sempre averne a disposizione almeno uno funzionante ed efficiente – il buon senso e l’esperienza consigliano di averne più di uno – esiste sempre la possibilità  che anche il sistema di backup incorra in guasto. A tal proposito sottolineiamo che l’utilizzo di un Raid è spesso erroneamente considerata come una soluzione di backup; un sistema Raid ha lo scopo di garantire continuità  di accesso alle informazioni in caso di guasti a un numero limitato di supporti che costituiscono il sistema Raid stesso, ma di per sé non rappresenta una soluzione di backup, ovvero la duplicazione di un file o di un’insieme di dati su un supporto esterno al sistema di lavorazione per averne una copia di riserva. Per questo e tanti altri motivi, chi tratta con dati digitali a scopo lavorativo e personale dovrebbe sempre possedere almeno un backup di quelli più importanti e che non possono essere ricreati.

I dispositivi sui quali archiviamo i dati sono di natura meccanica o elettronica e benché siano progettati e realizzati per essere longevi e resistenti, possono guastarsi completamente o comportarsi in modo non corretto. Tra le possibili cause che possono portare a ciò concorrono molti fattori, tra i quali dobbiamo annoverare anche l’errore umano. Utilizzando particolare attenzione e scegliendo dispositivi idonei allo scopo che devono svolgere è possibile ridurre la probabilità  di incorrere in un evento che può portare alla perdita di dati, ma un simile evento deve essere sempre considerato come possibile.

Prima di andare oltre vale la pena di fare qualche altra puntualizzazione. La prima consiste nel  precisare cosa si intende quando parliamo di “perdita di dati”. Queste parole sono utilizzate molto spesso in modo improprio: “la perdita di un dato”, da un punto di vista puramente letterale, significa che il dato stesso non esiste più e che quindi non è più recuperabile. In realtà , queste stesse parole sono utilizzate per indicare una “indisponibilità  di un dato”, ovvero l’impossibilità  di accedere a dati che presumibilmente sono ancora presenti sul supporto dove sono stati archiviati.

Detto ciò, i dati possono essere inaccessibili per due motivi: fisici oppure logici. Nel primo caso si parla di un vero e proprio guasto al dispositivo che contiene i dati, mentre nell’altro si fa riferimento a un problema che riguarda la struttura dei dati e che ne preclude l’accesso, come ad esempio a seguito della corruzione del file system.

Ancora, possiamo dire che i motivi principali che possono portare all’indisponibilità  o addirittura alla perdita effettiva dei dati sono due: la sottovalutazione del rischio e un evento imprevisto. In ogni caso, quando si perde la capacità  di accedere ai dati non è detto che le speranze di un recupero siano nulle. Se i dati sono fisicamente presenti, cioè non sono stati sovrascritti o il supporto fisico non è seriamente e irrimediabilmente danneggiato esiste una concreta possibilità  di recuperare tutto o una parte del contenuto. In questi casi può essere necessario ed è consigliabile affidarsi a servizi specializzati in grado di operare sul dispositivo danneggiato che contiene i dati, per tentare di recuperare e ripristinare i dati stessi.

L’esplosione degli archivi dati personali sia per numero sia per dimensione di dati contenuti ha generato un’ampia e molto variegata offerta di servizi dedicati al recupero dei dati persi; basta una ricerca sui principali motori di ricerca Internet per essere inondati da innumerevoli annunci relativi a recuperi dati “sicuri”, “garantiti” e spesso con prezzi “irrisori” per chi conosce quale sia il lavoro che può comportare un tentativo di recupero dati. Chiariamo subito una cosa: il recupero dati da un supporto danneggiato è un’operazione estremamente delicata che può avere esiti diversi in base al tipo di guasto. Finché un esperto non analizza il supporto e valuta l’entità  del danno è impossibile sapere se si potrà  recuperare qualcosa o meno. Di conseguenza diffidate da chi, anche in buona fede, vi assicura un recupero completo delle informazioni: spesso i risultati e i costi non sono assolutamente quelli attesi e, se il supporto viene smontato e utilizzato con tecniche di recupero inadatte, anche il suo successivo invio a seri professionisti del settore può essere ormai inutile. Ricordate bene, il primo intervento è quello decisivo come ci ha sottolineato anche Paolo Salin, Country Director di Kroll Ontrack Italia, con il quale abbiamo avuto modo di approfondire le tematiche di questo settore e che ci ha supportato a livello pratico e tecnico per seguire le fasi di un recupero dati reale.

Estratto dell’articolo pubblicato su PC Professionale di maggio 2017