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Google e Facebook: stop ai video terroristici

Davide Micheli | 28 Giugno 2016

Facebook Google

Secondo un report reso noto da Reuters, Facebook e Google (oltre ad una serie di altri operatori del comparto hi tech) si starebbero muovendo per contrastare in modo attivo la pubblicazione di video con contenuti che inneggiano al terrorismo.

Il fenomeno del terrorismo – ed è una tesi sostenuta da tanti esperti – trae forza anche dalla sua capacità  di propagandare le sue idee folli: quante volte, infatti, sugli account presenti sui social network, si vedono pubblicare contenuti davvero raccapriccianti? Ebbene, ora Google, Facebook (ma anche altri attori del settore), secondo quanto reso noto da Reuters, si sono adoperati per contrastare la diffusione dei video del terrorismo.

Attraverso la realizzazione di una nuova e sofisticata tecnologia, infatti, i portali gestiti da queste società  – soprattutto quelli in cui sia appunto possibile inserire filmati – sono in grado di individuare, bloccare e poi eliminare autonomamente ed automaticamente i video contraddistinti dalla matrice terroristica, come per esempio quelli in cui si mostrano esecuzioni (od episodi di crudezza paragonabile) o comunque che supporto queste idee.

Alla base di questa nuova ed utilissima soluzione tecnologica ci sarebbe un’altra innovazione messa a punto dai giganti del web per prevenire un reato che fa molto discutere, soprattutto, quando si tratta di mettere sulla bilancia la libertà  di espressione e la tutela del diritto d’autore: stiamo parlando di algoritmi in grado di individuare i video che possano rappresentare una violazione del copyright, attraverso una comparazione dei contenuti.

Lo stesso avverrebbe anche con i video del terrorismo: una banca dati sarebbe già  stata predisposta a questo scopo, con all’interno della stessa una raccolta di contenuti. Qualora si presentassero delle analogie tra nuovi filmati pubblicati e quelli già  raccolti e catalogati nel database come da censurare, il sistema interverrebbe, eliminando la possibilità  di condividere materiale che possa propagandare sul web questo fenomeno.

Ovviamente il funzionamento di questo algoritmo – come del resto avviene nel caso di tanti altri algoritmi concepiti da questi colossi dell’hi tech – non è stato reso noto in maniera dettagliata, proprio per prevenire l’eventuale aggiramento dello stesso da parte dei terroristi.