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Il marketing del terrore. Twitter e jihad: la comunicazione dell’Isis

Federico Vergari | 20 Ottobre 2017

Libri

Il 29 giugno del 2014 non è stata una giornata qualunque. È stata la giornata in cui il mondo ha ascoltato Abu Bakr al-Baghdadi proclamare la nascita del califfato durante un discorso all’interno della moschea di Mosul.

Il 29 giugno del 2014 non è stata una giornata qualunque. È stata la giornata in cui il mondo ha ascoltato Abu Bakr al-Baghdadi proclamare la nascita del califfato durante un discorso all’interno della moschea di Mosul. Quel messaggio verrà diffuso attraverso tre differenti canali di comunicazione: la predicazione diretta dentro la moschea, un comunicato stampa diramato su internet (e di conseguenza arrivato in tempo zero su ogni strumento di comunicazione) e un video. Tre diverse modalità di comunicazione per il medesimo obiettivo. Raggiungere ogni angolo del pianeta connesso. È stato il video nello specifico a fare da spartiacque e a sancire l’inizio di una nuova comunicazione del terrorismo. Quello fu infatti il primo video realizzato dai terroristi con un know how professionale. Utilizzo di strumenti high definition, un ottimo uso delle inquadrature e dei mixer audio, luci perfette e nei momenti giusti e, come se non bastasse, il tocco finale: il logo di una casa di produzione in alto a destra. Lo stato islamico aveva definitivamente saltato il fosso e stava combattendo l’occidente con le sue stesse armi: comunicazione professionale e capillare.

Basta leggere il racconto di quel 29 giugno in Il Marketing del terrore. Twitter e Jihad: la comunicazione dell’Isis, il libro di Monica Maggioni e Paolo Magri, per capire quanto sia articolata e complessa la materia che si cerca di approfondire nelle 250 pagine del volume. I social network non hanno cambiato soltanto le dinamiche di interazione sociale, ma anche le strutture del terrorismo. Oggi a una cellula terroristica non serve più inviare dei messaggeri, mettendo a repentaglio delle risorse, soltanto per recapitare un messaggio o un documento. Ora basta un clic, un hashtag, l’upload di un video o un messaggio in una chat privata per ottenere un risultato fino a pochi anni fa impensabile, senza sforzi e con pochi, praticamente nulli, rischi.

Autori: Monica Maggioni e Paolo Magri / Editore: Mondadori / Pagine: 249 / Prezzo: 11,90 euro

“Da Raqqa a Parigi, da Mosul a Londra non ci sono più chilometri da percorrere o messaggeri da inviare per i nuovi guerrieri della jihad contemporanea. Non si attraversa più la frontiera tra Afghanistan e Pakistan, giorni di marcia fino al Khyber Pass per recapitare un messaggio, non ci si ritrova quasi mai nelle moschee del centro. Oggi la comunicazione jihadista viaggia attraverso migliaia di messaggi su Twitter, vive di sinistre chat private nel bel mezzo di un videogame. Si traduce in un diluvio di messaggi cifrati, e struttura il proprio racconto attraverso fotomontaggi cruenti, irresistibili video d’azione. Per combatterli, intercettare le mosse dei nuovi terroristi, capire come si struttura il loro pensiero folle, e – soprattutto – realizzare la portata e le implicazioni della sfida che abbiamo di fronte è indispensabile seguirli, passo dopo passo, proprio nella loro affollata comunità virtuale all’interno del web.”

È in questa riflessione della giornalista – attuale presidente della Rai – Monica Maggioni che si cela il senso dell’intero libro. Pensiamo a un oggetto semplice come un VHS. Quindici anni fa, magari poteva contenere un messaggio di Bin Laden e rischiava di essere distrutto oppure intercettato e sequestrato. Prima della trasmissione doveva essere trasportato dal punto di registrazione a quello di diffusione e i due luoghi solitamente non solo non coincidevano, ma spesso non erano neanche nello stesso Stato. Allora si aprivano davanti al terrorista una serie di strade e di bivi pieni di insidie. Ora non è più così e servono soltanto una connessione e uno smartphone con una buona telecamera per poter minacciare e mettere sotto scacco l’intero Occidente. Quella al terrorismo sa diventando una guerra chirurgica, social e iper-tecnologica, una guerra difficile, ma non impossibile. Una guerra che per combatterla occorre essere costantemente informati e aggiornati. E questo libro fa una foto perfetta dall’attuale stato delle cose.

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