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In futuro i robot avranno dubbi sulle loro capacità ?

Davide Micheli | 10 Agosto 2016

IA

Presso la prestigiosa Carnegie Mellon University, ateneo statunitense, sono stati svolti alcuni esperimenti per cercare di dotare i robot della capacità  di dubitare delle loro abilità , per evitare loro di essere coinvolti in incidenti.

Gli esseri umani, essendo dotati dell’istinto di sopravvivenza e spesso anche di una sorta di voce della coscienza che li ferma prima che possano compiere azioni troppo spericolate, si distinguono anche per questo motivo dai robot: e proprio questa capacità  di superare gli ostacoli e le situazioni impreviste, permette all’uomo di evitare di andare incontro ad insuccessi le cui potenziali conseguenze potrebbero essere pure letali.

Ora, però, un team di ricercatori presso la Carnegie Mellon University ha svolto un lavoro di ricerca attraverso il quale dotare le macchine della capacità  di dubitare delle loro capacità , quasi come se i robot potessero fermarsi – di tanto in tanto – e domandarsi se siano in grado di affrontare una certa sfida. Il progetto ha avuto inizio utilizzando l’intelligenza artificiale sui droni, per renderli in grado di prevedere le conseguenze delle azioni.

In sostanza, attraverso l’utilizzo di un algoritmo associato ad una videocamera presente sul robot – che trasmette in tempo reale le immagini – l’intelligenza artificiale è in grado di comprendere se un certo tipo di spostamento possa risolversi in un incidente, arrivando così a predire ciò che potrà  accadere prendendo una certa rotta, con il risultato che il drone diventa capace di comprendere la presenza dei pericoli.

Durante i primi test condotti dalla Carnegie Mellon University, il drone è stato fatto volare all’interno di una foresta – tra gli alberi – per un percorso della lunghezza di circa un chilometro: rispetto agli apparecchi che non erano stati equipaggiati con quel particolare algoritmo, il drone dotato di intelligenza artificiale è riuscito a spostarsi su una distanza pari al doppio (500 metri per i droni “normali”).