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Come attivare il caching su unità  Ssd con Windows 10

Redazione | 25 Marzo 2016

Alcuni desktop e notebook sono dotati di un’unità  Ssd da 32 Gbyte che si affianca al disco fisso e viene utilizzata in […]

Alcuni desktop e notebook sono dotati di un’unità  Ssd da 32 Gbyte che si affianca al disco fisso e viene utilizzata in abbinamento alla funzionalità  Intel Smart Response per migliorare i tempi di avvio del sistema operativo e di caricamento delle applicazioni più utilizzate. La maggiore efficienza nel recupero dei dati è ottenuta mediante schemi di caching. In pratica l’Intel Smart Response, integrato nei driver del controller Serial Ata, consente di copiare i blocchi più utilizzati all’interno dell’unità  Ssd, rendendoli così disponibili con tempi di attesa inferiori a quelli che sarebbero necessari per recuperarli dal disco tradizionale.

La tecnologia Smart Response è stata introdotta per la prima volta con il chipset Intel Z68 e si basa su una stretta integrazione tra il controller Serial Ata ed il driver che gestisce le memorie di massa. Secondo lo schema di funzionamento classico il processore richiede dei dati, se queste informazioni sono presenti nella Ram la Cpu può procedere nelle sue operazioni, in caso contrario ne viene disposto il recupero dal disco fisso. Il processore rimane quindi in attesa che il controller sposti i dati richiesti dall’hard disk alla memoria, quindi riprende l’elaborazione.

Se viene attivata la funzionalità  Smart Response di Intel, il controller Serial Ata prima di procedere al caricamento dal disco fisso verifica se una copia dei dati richiesti è presente sull’unità  Ssd e, in tal caso, provvede a recuperarli da questo dispositivo invece che dall’altra memoria di massa, più lenta. Così facendo si riducono i tempi di attesa ed il processore può continuare la sua elaborazione con maggiore efficienza.

In base a questo schema di funzionamento, l’unità  Ssd da 32 Gbyte non viene utilizzata come memoria di massa. Non risulta quindi visibile con una propria lettera identificativa all’interno delle Risorse del computer e non è accessibile da parte dell’utente. Il suo utilizzo è dedicato esclusivamente al sistema di caching. Durante le operazioni di cancellazione, i dati vengono eliminati dall’hard disk a piattelli magnetici. La rimozione dei dati dall’unità  di caching avviene mediante appositi algoritmi “Least Recently Used” che provvedono di volta in volta ad eliminare i blocchi meno utilizzati per fare spazio ai nuovi dati ai quali si accede più frequentemente. Questa operazione viene eseguita in maniera automatica dalla tecnologia Intel Smart Response ed è del tutto trasparente per l’utente. La cancellazione delle immagini di installazione del vecchio sistema operativo (e di eventuali backup dei dati) non avrà  quindi alcun effetto benefico sullo spazio di archiviazione dell’unità  Ssd o sulla sua efficienza.

Nonostante questi computer con Ssd di cache risultino compatibili con Windows 10, allo stato attuale la tecnologia Intel Smart Response è disabilitata. Anche l’ultima versione dei driver Rapid Storage Technology (Intel Rst) disponibile tramite il supporto tecnico di Intel non consente di attivare il caching su unità  Ssd. In base alle informazioni pubblicate nei forum specializzati, Intel è a conoscenza del problema ed è previsto il rilascio di un nuovo driver che dovrebbe eliminare questa limitazione però non è stata fatta menzione dei tempi necessari per il suo sviluppo.

Si possono quindi valutare diverse linee di azione: installare Windows 10 sull’hard disk a piattelli magnetici e continuare ad utilizzare il proprio computer nella configurazione attuale fino a quando Intel rilascerà  gli aggiornamenti necessari a riattivare la funzione Smart Response. In alternativa sarà  possibile rimpiazzare l’unità  Ssd da 32 Gbyte con una di dimensioni maggiori: la memoria di massa allo stato solido è spesso una periferica mSata, sarà  quindi sufficiente acquistare un’unità  Ssd dotata di questo tipo di interfaccia e sostituire il componente fornito di serie. Questa operazione è stata eseguita da alcuni utenti con esito positivo. Una volta sostituita l’unità  Ssd con una da 120 Gbyte (o più), sarà  possibile configurare questa periferica come memoria di massa tradizionale, assegnarvi una lettera identificativa e utilizzarla come disco di avvio per il sistema operativo. In questo modo si otterranno prestazioni ottimali sia in lettura sia in scrittura e la massima affidabilità  in quanto l’accesso ai dati avverrà  direttamente sulle periferiche, senza strati applicativi intermedi. Purtroppo non è possibile eseguire questa operazione con l’unità  Ssd da 32 Gbyte fornita a corredo, in quanto le dimensioni di Windows 10 (e degli applicativi che saranno successivamente aggiunti) sono tali da superare la capacità  di questa memoria di massa.

Allo stesso modo ci sentiamo di sconsigliare l’acquisto di un Ssd da 64 Gbyte per questo scopo, in quanto anche riducendo al minimo l’occupazione del sistema operativo e degli applicativi, l’unità  si troverebbe comunque a lavorare con una percentuale di spazio libero ridotta, riducendone così efficienza  e vita operativa.