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Microsoft: i convertibili stanno salvando il mercato

Pasquale Bruno | 23 Marzo 2016

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In un contesto di vendite tutt’altro che entusiasmante a livello globale, il segmento dei dispositivi ibridi come notebook convertibili e […]

In un contesto di vendite tutt’altro che entusiasmante a livello globale, il segmento dei dispositivi ibridi come notebook convertibili e 2 in 1 sta andando in controtendenza e registra miglioramenti costanti nelle vendite. Ce lo spiega Carlo Carollo, direttore della divisione Consumer Channel Group di Microsoft.

D: Come sta andando in Italia il mercato dei 2 in 1 ? Ci sono differenze rispetto al trend mondiale?

R: In Italia sta andando molto bene. Noi tendiamo a fare una distinzione tra i 2 in 1 in senso stretto (in cui la tastiera può essere fisicamente staccata) e il segmento dei convertibili, che hanno varie modalità  di utilizzo (come il Lenovo Yoga, ad esempio). Nel periodo luglio-dicembre 2015, l’ultimo semestre consolidato di Gfk, il segmento dei convertibili è cresciuto del 50% rispetto all’anno precedente. In Italia ammonta al 10% sul totale delle vendite di Pc (desktop, notebook e prodotti ibridi). Si tratta di una percentuale considerevole. Inoltre, negli ultimi due mesi, questo trend sta ulteriormente accelerando: l’aumento è del 60%.
Possiamo considerarlo un trend di lungo termine, non dovuto a una fiammata natalizia, capace davvero di trasformare il mercato. Molti istituti di analisi parlano di un mercato dei Pc caratterizzato da una decrescita a doppia cifra; in Italia, al contrario, nel secondo semestre 2015 abbiamo registrato un +1%.

Il nostro ottimismo rispetto a questo trend deriva dal fatto che è spinto, secondo noi, da un bisogno dei consumatori. I concetti di tempo e luogo della vita privata e della vita professionale si stanno diluendo, pertanto diventano necessarie delle soluzioni hardware capaci di offrire flessibilità , mobilità  e versatilità . Le soluzioni possono essere di fascia bassa (anche sotto i 200 € in promozione) o di fascia alta (superiore ai 2.000 €), con un ventaglio molto ampio che va dai 2 in 1 fino ai convertibili. Ogni produttore ha adottato una filosofia capace di rispondere a determinate esigenze del consumatore. Noi ad esempio quattro anni fa lanciammo il primo Surface, che rappresentò una vera sorpresa; le versioni successive sono state un grande successo, riscuotendo apprezzamenti dai consumatori soddisfatti tanto che più della metà  di essi lo raccomanda attivamente.

Proprio gli ibridi hanno stabilizzato il mercato del Pc in Italia. Secondo noi è un bellissimo risultato, frutto della spinta che viene da Microsoft, da Intel, da una serie di produttori e dai retailer. Questi ultimi, anche grazie alle nostre politiche, stanno dando visibilità  a questi prodotti nei punti vendita, conferendogli una certa identità  e rendendoli attraenti per il consumatore. Tutti insieme siamo stati capaci di creare dei veri e propri segmenti di mercato e di indirizzare la domanda dei consumatori verso questo ecosistema.

A proposito di ecosistema, e in particolare del Surface, sono previsti canali di vendita alternativi?

Per molto tempo noi abbiamo scelto di avere una distribuzione selettiva, con sole 5 catene (Media Market, Unieuro, Euronics, Trony ed Expert – quest’ultimo solo in alcuni punti vendita). Confortati dal successo del prodotto e dai trend di mercato, qualche settimana fa abbiamo scelto di aggiungere Amazon come ulteriore player nel mercato online.
In parallelo, stiamo allargando la distribuzione su canali di vendita assistita, spesso caratterizzati da un’utenza borderline tra consumatori e liberi professionisti, che in genere acquistano un prodotto hardware corredato da una soluzione e da un servizio. Riteniamo che il Surface in questi contesti possa essere una soluzione molto valida, pertanto abbiamo deciso di allargare la distribuzione nelle prossime settimane.

Anche Dell venderà  il Surface.

Sì, queste partnership sono state siglate a livello globale, anche con HP, e avranno effetti in tutti i Paesi. Nel caso di Dell siamo a una fase già  avanzata di implementazione, con HP intendiamo rivolgerci a una clientela più professionale.

Nel nostro paese è possibile fare una differenziazione tra mercato consumer e mercato business, in termini di interesse nei confronti di convertibili e 2 in 1?

È difficile fare un discorso del genere, dato che questo confine è molto più labile di quanto sembri, vista la struttura industriale del paese che si basa molto sulla piccola e media imprese e sulle partite Iva. Proprio per questo l’uso di 2 in 1 e ibridi ha attecchito di più in un segmento composto da persone a cavallo tra consumer e business, rispetto agli altri Paesi in cui prevale il modello della grande industria. Non posso però citare, in quanto non li conosco, i dati relativi al segmento business in sé. Credo che questo mercato si stia muovendo seguendo delle linee guida comuni, anche se bisogna tener conto della capacità  delle aziende di allocare le risorse di budget necessarie.

Cosa succederà  nel mercato mobile? Questi nuovi fattori di forma continueranno a guadagnare quote rispetto ai segmenti tradizionali?

Secondo i dati che ho citato in precedenza, si tratta di una tendenza di lungo termine. Aggiungo inoltre che i desktop hanno fatto registrare un -3%, mentre i notebook sono rimasti stabili. Possiamo concludere che gli ibridi stanno guadagnando posizioni sui desktop, sulla scia della maggiore richiesta di mobilità . I consumatori apprezzano sempre di più questa soluzione: possiamo parlare di un vero e proprio “mercato di sostituzione”, oltre che di “mercato di allargamento”. Gli ultimi prodotti lanciati durante gli eventi del settore rafforzano questo trend, come l’esempio di HP con il suo Elite X3, un prodotto che amplia il concetto di notebook includendo addirittura in esso lo smartphone.

Qual è il peso di Windows 10 in questo andamento?

Windows 10, un sistema “agnostico” rispetto ai fattori di forma e alle loro modalità  di utilizzo, ha un suo ruolo in questa tendenza: è il sistema operativo stesso a riconfigurarsi in seguito alle varie modalità , esaltando la versatilità  e la flessibilità  dell’hardware, dall’Internet delle Cose all’infinitamente piccolo, fino ai server, affidandosi ad un unico sistema operativo.

Inoltre non bisogna dimenticare la gratuità  del software; può sembrare banale, ma sta portando ad una rapidità  di adozione senza precedenti. Oggi abbiamo più di 220 milioni di dispositivi con Windows 10, più di 80mila configurazioni hardware aggiornate che traggono vantaggio dalla robustezza del lavoro di preparazione e di programmazione degli sviluppatori di Microsoft, come confermato dalle statistiche di utilizzo: la capacità  di generare fatturato su Windows Store per gli sviluppatori – e di conseguenza la spesa dei consumatori – si è raddoppiata.
Un’altra statistica, che fa riferimento al periodo da luglio 2015 fino ad oggi, riporta che il sito dello Store, dal momento del lancio di Windows 10, ha fatto registrare 3 miliardi e mezzo di visite, 4 miliardi di ore di gaming su Pc, 3 miliardi di domande rivolte a Cortana, più di 1 miliardo di ore spese sul nuovo browser Edge. Se consideriamo la totalità  dei nuovi servizi di Windows 10, possiamo dire che le statistiche di utilizzo sono le più alte mai registrate da un sistema operativo Windows.
Siamo sulla strada giusta, vi sono ancora molti dispositivi da aggiornare (fino a luglio potrà  essere fatto gratuitamente), ma riteniamo di raggiungere senza problemi il target di un miliardo di dispositivi nel giro di tre anni.

A livello hardware, cosa resta da migliorare su convertibili e 2 in 1? Autonomia, potenza di calcolo, leggerezza…

Questi tre punti che ha citato sono all’ordine del giorno per tutti i produttori di hardware, in quanto sono gli argomenti principali del feedback dei consumatori. Però è opportuno notare che il concetto di “Modern Pc”, caratterizzato da un perimetro variabile, tocca altri 5 o 6 punti oltre ai tre menzionati in precedenza, e lascia al produttore di hardware il compito di definire il mix giusto: autonomia della batteria, cornice ridotta dello schermo, spessore ridotto, capacità  di calcolo che permette anche il gaming più intensivo, microfono che permette di interagire con Cortana, schermo touch, tastiera rimovibile, soluzioni di autenticazione biometrica tramite l’iride, l’impronta digitale o il riconoscimento facciale… Se un Pc ha tutte queste caratteristiche, è un Modern Pc che ci interessa. È un Pc sul quale Microsoft ha interesse a investire e indirizzare il consumatore (come dimostrato dal Surface Pro 4, che racchiude tutti gli elementi elencati), ma allo stesso tempo Microsoft è estremamente laica verso il produttore. Se si preferisce dare priorità  ad un elemento piuttosto che a un altro, 3 o 4 caratteristiche sono sufficienti a far sì che Microsoft mostri il suo interesse verso un prodotto.
La filosofia di Microsoft è stata sempre incentrata sulla collaborazione con gli altri attori dell’ecosistema, indirizzando e in alcuni casi investendo su dei segmenti di mercato ad alto valore aggiunto. Oggi questa definizione si sta sbiadendo, con Microsoft che definisce lo standard per l’hardware, come abbiamo visto di recente con Samsung, Huawei e altri produttori.

A proposito del Surface Pro 4: sono stati fatti grandi passi in avanti rispetto al passato, sia a livello ergonomico, sia a livello di potenza di calcolo. L’unica cosa che manca è la connettività  4G. Sembra una scelta difficilmente spiegabile per questo tipo di prodotti; vi è una grande richiesta di ibridi e tablet con connettività  integrata.

Su alcuni prodotti è stata sviluppata la versione Lte (anche su Surface 3); sul Pro 4 ci stiamo ancora pensando. Si tratta di un tema che in Italia è estremamente più sensibile rispetto agli Stati Uniti o ad altri Paesi, legato alle infrastrutture Wi-Fi e alla fiducia del consumatore nelle stesse. Menzionerò un dato derivante dalla mia precedente esperienza in Samsung: in Italia, fino a poco tempo fa, e mi riferisco ai due anni passati, il 70% dei tablet venduti era 3G-4G, testimoniando il fatto che il consumatore si indirizzava verso questi prodotti perché non si fidava dell’infrastruttura Wi-Fi, vista la carenza di operatori e strutture. Poi si poteva anche arrivare ad alcuni paradossi, come il fatto che di quel 70% di tablet, solo il 5% era venduto tramite operatori telefonici; il 95% era venduto nella grande distribuzione e spesso erano utilizzati comunque senza una Sim.

La tecnologia Continuum permette davvero a uno smartphone di sostituire un notebook, o è più corretto dire che lo affianca?

Continuum ha quel tipo di ambizione. Quando si è in grado di collegare uno smartphone a qualsiasi schermo, si presuppone che l’esperienza non differisca rispetto all’uso di un Pc desktop o di un notebook, a condizione che si possano usare dispositivi di input adeguati. Tale aspetto, oggi, è ancora da considerarsi un po’ estremo, non tanto per la possibilità  che possa funzionare o meno; per i consumatori con esigenze di produttività  limitate (browsing Web o pacchetto Office), Continuum può sostituire un notebook, ma quando è necessario emulare un applicativo x86 o lavorare su applicativi più pesanti, siamo ancora forse un po’ lontani dall’obiettivo.

Ho avuto la stessa impressione quando ho provato il Lumia 950. Credo che Continuum serva a massimizzare l’esperienza dello smartphone, non tanto a sostituire in tutto e per tutto un notebook, in primis per l’architettura Arm e i suoi limiti con le applicazioni più impegnative.

Punto di vista valido. È anche vero che i limiti dei nostri punti di vista condivisi, prima o poi, saranno superati. Assisteremo a un salto quantico, credo anche per quanto riguarda la batteria che è un fattore vincolante degli smartphone, oltre alla potenza di calcolo e alla capacità  di emulare alcuni sistemi (su quest’ultimo punto, non posso ancora sbilanciarmi in merito a Windows 10 Mobile). Risolti questi tre problemi, il confine si assottiglia decisamente.

Va inoltre considerato che le app per Arm non sono le app per x86.

Conosciamo questo gap e crediamo che prossimamente sarà  risolto e Microsoft si sta muovendo in questa direzione. Da un lato l’acquisizione di Xamarin, dall’altro il bridge fra applicazioni iOS e Universal Windows Platform che sta per essere ultimato, rappresentano dei passi interessanti, oltre alle novità  sulle architetture che avranno i prossimi dispositivi. Queste sono opzioni strategiche fattibili per l’azienda e credo che prima o poi saranno attuate. In quel momento il discrimine tra il mondo degli smartphone e il mondo del business diventerà  veramente labile, riaprendo la partita. Microsoft vuole rendere i suoi servizi accessibili su tutte le piattaforme software: negli ultimi 12 mesi sono stati fatti sforzi enormi per portare gli applicativi Microsoft su iOS e Android. Come sostiene il nostro Ceo Satya Nadella, i fattori di forma passano e l’esperienza mobile rimane. A noi interessa più la seconda, rispetto a un controllo ossessivo della piattaforma e dei fattori di forma.