Successivo

Editoriale | Magazine

Realtà  virtuale, per rivivere ricordi reali

Redazione | 7 Gennaio 2016

Editoriale

Tra le esperienze “informatiche” che mi hanno lasciato a bocca aperta (e di cui ricordo perfettamente ogni dettaglio) due mi […]

Tra le esperienze “informatiche” che mi hanno lasciato a bocca aperta (e di cui ricordo perfettamente ogni dettaglio) due mi hanno trasmesso la stessa emozione: essere catapultato di colpo in un universo parallelo. Una sensazione che ho provato durante l’anteprima – ovviamente al cinema – di Avatar in 3D e  in occasione della prima volta che ho indossato un prototipo di Oculus Rift, il “caschetto” per la realtà  virtuale. Con Avatar mi sono ritrovato in un universo fantastico, perfetto sotto tutti i dettagli, mentre con gli Oculus Rift mi è apparso  un mondo fatto tutto di pixel, ancora ben visibili. Ma la scenografia è passata presto in secondo piano, non appena mi sono accorto che non ero più uno spettatore passivo, come al cinema, ma un protagonista attivo, libero di muoversi e di scegliere cosa vedere.

La realtà  virtuale è un fenomeno difficile da spiegare, che – per quanto virtuale – va vissuto in prima persona per essere capito. Il preconcetto, che deve però essere superato, è che la realtà  virtuale sia solo un fenomeno per videogiocatori. È sicuramente uno scenario in cui può essere utilizzato, ma non è certo l’unico. Pensate per esempio a esperienze difficili da realizzare nel mondo reale (come per esempio scalare l’Everest) o semplicemente noiose (come visitare appartamenti in vendita o in affitto). Senza muovervi dal salotto potreste tranquillamente “vivere” tutto questo. E comodamente seduti. Se in molti ambiti la realtà  virtuale è un semplice surrogato, c’è un’applicazione in cui potrebbe emergere e diventare insostituibile: rivedere i ricordi personali. È un fenomeno che ho provato di persona, testando la Ricoh Theta S (di cui trovate la prova in questo numero): tramite un visore per la realtà  virtuale ho rivisto immagini e filmati catturati in precedenza. Le mie foto e i miei video, proprio perché mi ero immerso in essi, non erano semplicemente “ricordati” ma “rivissuti”. E tra le due emozioni c’è un abisso.

Eugenio Moschini