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Test: WD Black, un disco a due facce, SSD e magnetico

Redazione | 14 Ottobre 2014

Hdd Ssd

Il Black2 utilizza come base l’evoluzione “Black” dello Slim, ovvero un sistema di piatti magnetici con regime di rotazione di […]

Il Black2 utilizza come base l’evoluzione “Black” dello Slim, ovvero un sistema di piatti magnetici con regime di rotazione di 7.200 giri al minuto, tipico dei dischi della linea top di gamma del produttore, accorpato a un layer contenente un disco allo stato solido in grado di offrire prestazioni di tutto rispetto. Il controller interno si occupa poi di gestire i due dischi, che vengono proposti al sistema operativo come una singola unità  attraverso un’unica interfaccia Sata 3. La sezione allo stato solido è sviluppata internamente e presenta alcune caratteristiche molto interessanti.

La capacità  di 120 Gbyte è studiata per poter ospitare comodamente il sistema operativo e i programmi, offrendo loro una velocità  di trasferimento teorica massima di 350 Mbyte/s in lettura e 140 Mbyte/s in scrittura. Tali valori non sono certo da capogiro, soprattutto in ambito Ssd, dove i dischi singoli superano agilmente la soglia dei 500 Mbyte/s, ma confrontati a quanto offerto da un disco notebook tradizionale sono assolutamente elevati.

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L’unità  Ssd integra un controller Jmicron JM667H basato su chip Arm9, un controller non troppo recente con tecnologia a 4 canali paralleli, che spiega al meglio le non elevatissime prestazioni di questa parte. Le celle di memoria sono di produzione Imft (Intel-Micron) e utilizzano tecnologia Mlc a 20 nm come la maggior parte dei prodotti commerciali moderni. è ovviamente presente anche una cache dedicata per il controller, 128 Mbyte Ddr3 che coadiuvano il funzionamento del disco. Le due parti, meccanica e allo stato solido, sono fuse insieme dal punto di vista logico tramite un controller dedicato che agisce su di loro tramite indirizzamento. Il sistema ospite vede infatti questo controller come unico interlocutore del disco, controller che si occupa di indirizzare le comunicazioni da e per la scheda madre verso il disco di destinazione corretto. In parole povere la scheda madre vede un unico indirizzamento a cui mandare i dati e il controller si occupa di distribuirli correttamente.

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In suo aiuto c’è un software da installare prodotto da Wd stessa, software che partiziona logicamente lo spazio di indirizzamento del disco in due sezioni da 120 e 1.000 Gbyte, andando di conseguenza a mappare, per il sistema operativo, due partizioni sugli effettivi drive esistenti. Il processo sembra complicato, ma, all’atto pratico, per l’utente si tratta semplicemente di installare il disco, che verrà  inizialmente visto come singola unità  da 120 Gbyte (questo per permettere installazioni vergini del sistema operativo) e, tramite la successiva installazione del software, vedrà  apparire una seconda partizione da 1 Tbyte sullo stesso disco fisico. Oltre all’installazione vergine è possibile effettuare anche una clonazione dei dati dal sistema esistente, sostituendo così in maniera indolore il proprio disco fisico con il Black2. A questo scopo viene in aiuto il software Acronis True Image Wd Edition fornito a corredo e un cavetto Usb 3.0 con connettore Sata da applicare al disco per effettuare le operazioni a sistema di origine acceso.

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