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E la privacy, dov’è?

Giorgio Panzeri | 6 Maggio 2008

La pubblicazione on-line della lista dei contribuenti italiani è stata il più grande e autorizzato furto di dati mai perpetrato da quando la rete Internet è nata. Fra poco tempo, a causa di questa ennesima operazione dannosa, assisteremo a crimini informatici di ogni genere.

GiorgioRiprendo un comunicato che mi è appena arrivato dall’Associazione Cittadini di Internet proprio sulla pubblicazione on-line delle dichiarazioni dei redditi di tutti gli italiani.

La pubblicazione on-line della lista dei contribuenti italiani è stata il più grande e autorizzato furto di dati mai perpetrato da quando la rete Internet è nata. Fra poco tempo, a causa di questa ennesima operazione dannosa, assisteremo a crimini informatici di ogni genere“.

Non posso che concordare. È vero, i dati sono pubblici ma chi, prima della pubblicazione su Internet, voleva spulciare le liste doveva presentarsi all’ufficio competente e identificarsi. Adesso non serve più.

Personalmente giudico l’operazione irresponsabile, per la metodologia con la quale è stata effettuata. Concordo pienamente con l’Associazione Cittadini di Internet: il pericolo non sta solo nella micro criminalità  che può identificare e colpire più facilmente chi è più abbiente. Pubblicare nome e cognome, reddito e data di nascita consente facilmente di ricostruire anche il codice fiscale e aiuta per i furti di identità . Che porteranno al proliferare dei crimini informatici.
Insomma, perché i politici non fanno i politici (attenti ai bisogni dei cittadini che rappresentano) e prima di fare operazioni di questo genere non si rivolgono a chi è competente delle problematiche e della sicurezza informatica, in questo caso del Web? Si vogliono comunque pubblicare i dati su Internet. Si crea un database criptato (eliminando i dati più sensibili, come la data di nascita) al quale si può accedere solo dopo identificazione e che permette la sola lettura dei dati senza poterli scaricare. In questo modo non solo è garantita la trasparenza, che sembra la sola cosa che importa all’attuale Ministro, ma anche la sicurezza delle informazioni. E poi, si parla tanto di privacy, ma in questo caso dov’è finita?

La cosa che più mi fa arrabbiare è che sulle cose più piccole la privacy diventa uno scoglio invalicabile. Volete un esempio? Al lancio del nostro sito (nel novembre scorso, ve lo ricordate) abbiamo fatto un concorso. Chi ha costruito la pagina del concorso si è dimenticato di mettere il bottoncino di consenso sul trattamento dei dati. Ebbene non abbiamo potuto pubblicare le liste dei vincitori (e si trattava solo di nome e cognome) né sul sito né sulla rivista. E qualcuno ci ha pure insultati perché pensava che il concorso fosse finto.
E voi cosa ne pensate?