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Security

Google fa marcia indietro su Buzz

Redazione | 15 Febbraio 2010

Sicurezza

Modificate le impostazioni di privacy del servizio, duramente criticate dagli utenti nella scorsa settimana. Al centro della discussione, la funzione […]

buzz logoModificate le impostazioni di privacy del servizio, duramente criticate dagli utenti nella scorsa settimana. Al centro della discussione, la funzione di auto-following, ovvero l’impostazione automatica che Google aveva inserito in Buzz per cui già  dalla prima volta in cui si apriva il servizio, automaticamente si era collegati con i contatti di Gmail con cui ci si scambia corrispondenza e messaggi di chat più di frequente, un automatismo che gli utenti non avevano gradito, visto che veniva impostato id default, ancora prima che si fosse potuto vedere come funzionava Buzz. Così sabato Google ha pubblicato sul suo blog un update in cui annuncia che l’auto-following viene trasformato da impostazione automatica in suggerimento dato all’utente, in modo che quest’ultimo sia l’unico a decidere se e quando attivare Buzz e quali contatti aggiungere e seguire. Per chi si era già  iscritto al servizio (Google parla di decine di milioni di utenti) viene offerta comunque la possibilità  di rivedere confermare i contattigià  attivati.

Viene inoltre disattivata la connessione automatica con Picasa e relativi album di foto e con gli elementi di Google Reader, chiarendo che tutto ciò che è stato impostato dall’utente come “protetto” non sarà  condiviso (ma attenzione, ciò che compare nelle impostazioni dei singoli servizi come pubblico sarà  comunque condiviso). Infine nelle impostazioni di Gmail ora compare il tab che disabilita del tutto Buzz, cancellando anche il profilo utente e scindendo quindi l’uso della posta elettronica da quello di Buzz.

E’ la prima volta che gli utenti riescono con le loro proteste a far modificare un servizio a Google e forse il fatto che gli utenti siano così sensibili alla privacy dei propri dati dovrebbe far pensare le Internet company come Google, Yahoo! e Facebook sull’opportunità  di creare servizi sempre più invasivi senza dare ai navigatori gli strumenti di controllo a monte.