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The Digital Economy Bill: l’Inghilterra presenta il conto

Redazione | 5 Marzo 2010

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Fa discutere il decreto in fase di approvazione dal Parlamento britannico, che prevede una serie di misure restrittive della libertà  […]

logo wifiFa discutere il decreto in fase di approvazione dal Parlamento britannico, che prevede una serie di misure restrittive della libertà  di utilizzo di Internet: dalla chiusura dei siti che ospitano illegalmente materiale protetto da copyright alla messa fuori legge delle reti wi-fi aperte.

E’ solo uno dei tanti articoli del Digital Economy Bill, il decreto con cui l’Inghilterra vuole riformare l’uso dei media digitali, con particolare attenzione ai temi del copyright e degli accessi Internet. L’emendamento approvato ieri rischia di mettere in crisi più di una Internet company: in base ad esso i giudici hanno la facoltà  di richiedere la chiusura di un sito Internet su cui vengono ospitati dei contenuti prodotti e messi on line da terzi che violano il copyright. E questo nonostante chi ha in hosting il sito non abbia alcuna responsabilità  oggettiva nell’aver messo on line tali contenuti. Insomma, servizi come YouTube diventerebbero un incubo da gestire perché ciò implicherebbe un controllo continuo su una mole di video che è pari a circa 20 ore di file video caricati in un minuto. la Camera dei Lord inglese nel motivare tale emendamento ha fatto l’esempio della Francia e della recente legge HADOPI 2 fortemente voluta dal governo Sarkozy che prevede il distacco dalla connessione Internet dopo tre tentativi di downlod illegali di file. Invece di togliere Internet agli utenti, hanno di fatto commentato i parlamentari inglesi, e farci tacciare di censura, abbiamo pensato di punire i provider, facendo ricadere su di loro la responsabilità  per omesso controllo. Non è molto diverso da quanto accaduto in Italia con Google Video anche se le motivazioni della sentenza del tribunale di Milano erano diverse.
E sempre nel Digital Economy Bill rientra un altro provvedimento che mette a rischio il libero accesso a Internet: ovvero la responsabilità  di chi gestisce hotspot Wi-Fi pubblici nei confronti di eventuali infrazioni del diritto d’autore da parte dei clienti. In Inghilterra le reti Wi-Fi sono aperte (non c’è l’obbligo di registrazione anagrafica per collegarsi a un hotspot pubblico) e un provvedimento del genere metterebbe sicuramente fuori legge tutti gli access point pubblici, compresi anche quelli di Università  e biblioteche, che sarebbero tenuti a tracciare tutti i loro clienti per scoprire eventuali violazioni del copyright. In più ciò significherebbe imporre a piccole realtà  commerciali, ma anche alle Università  che offrono l’accesso a reti aperte wi-fi, di scegliere se considerarsi abbonati o diventare a tutti gli effetti un Isp con gli obblighi di legge che questo comporta. il decreto è come si suol dire in fieri, ma l’impostazione ahimè ormai è chiara.