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Programmazione spartana

Michele Costabile | 22 Luglio 2008

Vi piace tenere sotto controllo la complessità  del codice e vi trovate a correggere codice funzionante per renderlo più corto, […]

Spartan programmingVi piace tenere sotto controllo la complessità  del codice e vi trovate a correggere codice funzionante per renderlo più corto, più stretto, più semplice? Può darsi che siate senza saperlo un seguace della programmazione spartana. Ecco la fonte da citare come referenza per le vostre abitudini.

Secondo la definizione ufficiale, la programmazione spartana cerca di minimizzare spartanamente le misure del codice su tutti questi parametri:

  • Complessità  orizzontale. La profondità  di nidificazione delle strutture di controllo e la lunghezza delle linee.
  • Complessità  verticale. Il numero di linee di codice.
  • Il numero di elementi lessicali
  • Il numero di caratteri
  • Il numero di parametri nelle chiamate a funzione
  • Le variabili
  • I cicli, cioè il numero e la nidificazione dei cicli
  • Le strutture condizionali, cioè il numero di if e di ramificazioni del codice.

Il termine non è scelto a caso, la spartanità  è qualcosa di più della moderazione o della frugalità . Una volta essere spartani era necessario, venivano in aiuto i monitor da ventiquattro righe (*) per ottanta colonne. Adesso ci si può permettere anche di mettere le parentesi graffe sulla riga succesiva a un if o un while, come fa di sua iniziativa Visual Studio, ma non è spartano per niente.

(*) No, non mi sono sbagliato: il vt100 e seguenti avevano 24 righe. Il PC aveva un emulatore di terminale Ansi abbastanza conforme all’originale, ma con 25 righe, la prima di una lunga serie di quasi adesioni a uno standard.