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PayPal e il crowdfunding [aggiornato]

Michele Braga | 10 Maggio 2016

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A partire dal prossimo 25 giugno, PayPal non garantirà  più il denaro versato per sostenere lo sviluppo dei progetti promossi […]

A partire dal prossimo 25 giugno, PayPal non garantirà  più il denaro versato per sostenere lo sviluppo dei progetti promossi attraverso le piattaforme di crowdfunding come Kickstarter, Indiegogo e soluzioni simili.
Per chi ancora non la conoscesse, PayPal è una società  che offre servizi di pagamento digitale e di trasferimento di denaro via Internet. Tra i servizi offerti dalla società  figura anche il programma di “protezione acquisti” che ha lo scopo di tutelare gli acquirenti e i venditori che utilizzano la piattaforma PayPal. La tutela copre l’interno importo di acquisto (escluse eventuali spese di spedizione) se l’oggetto o il servizio non viene recapitato o fornito.
Dal 25 giugno, però, cambiano i termini del programma “protezione acquisti” – al momento le modifiche sono state apportate al contratto con gli utenti presente sul sito americano – in quanto a partire da quella data PayPal non tutelerà  più il denaro versato da un utente per sostenere le campagne di crowdfunding. In pratica, se il progetto in crowdfunding non sarà  portato a termine o se il prodotto realizzato e consegnato non sarà  conforme a quanto preannunciato dall’azienda in origine, PayPal non vi tutelerà  più e non potrete chiedere il rimborso di quanto avete speso.

Questa è la modifica al testo del contratto utente di PayPal che entrerà  in vigore il prossimo 25 giugno in alcuni stati (stiamo verificando se cambierà  anche in Italia).

Questa è la modifica al testo del contratto utente di PayPal che entrerà  in vigore il prossimo 25 giugno in alcuni stati (stiamo verificando se cambierà  anche in Italia).

Come abbiamo detto, i termini sono stati modificati all’interno del contratto presente sul sito americano di PayPal e l’azienda ha risposto ai media americani con questa dichiarazione:
In Australia, Brazil, Canada, Japan, United States and certain other countries, we have excluded payments made to crowdfunding campaigns from our buyer protection programs. This is consistent with the risks and uncertainties involved in contributing to crowdfounding campaigns, which do not guarantee a return for the investment made in these types of campaigns. We work with our crowdfunding platform partners to encourage fundraisers to communicate the risks involved in investing in their campaign to donors.

Abbiamo contattato l’ufficio stampa di PayPal in Europa per sapere se l’azienda prevede di applicare le stesse modifiche anche nel contratto per gli utenti europei e in modo particolare per quelli italiani (trovate la versione integrale a questo link), ma al momento siamo in attesa di una risposta ufficiale.
Avremo quindi cura di aggiornare questo post non appena avremo una risposta ufficiale su come PayPal intende gestire il programma di “protezione acquisti” anche nel vecchio continente.


[aggiornamento]
L’ufficio stampa di PayPal ci ha risposto confermando la dichiarazione rilasciata dalla sede americana: “In Australia, Brasile, Canada, Giappone, Stati Uniti e alcuni altri Paesi abbiamo escluso dal nostro programma per la protezione degli acquisti i pagamenti relativi a campagne di crowdfunding a causa del rischio e del livello di incertezza insito nelle campagne di crowdfunding, che non garantiscono per chi contribuisce un ritorno dell’investimento fatto. Lavoriamo con i nostri partner nell’ambito delle piattaforme di crowdfunding per incoraggiare chi avvia una raccolta fondi a comunicare ai donatori i rischi legati agli investimenti insiti nelle loro campagne.”
A fronte di una nostra ulteriore richiesta di precisazione per quanto concerne il mercato italiano, al momento la posizione di PayPal è che “possono intervenire delle limitazioni in base alla nazionalità  del crowdfunder“.


 

In ogni caso, questa modifica potrebbe avere forti ripercussioni nell’approccio degli utenti verso i progetti di crowdfunding; se fino ad oggi si poteva spendere anche cifre importanti con la sicurezza di poter essere rimborsati in caso di fallimento di un progetto, dal 25 giugno prossimo gli utenti potrebbero non essere più inclini a sostenere a cuor leggero campagne che promettono lo sviluppo di prodotti avveniristici. Kickstarter, una delle principali piattaforme di crowdfunding, ha dichiarato che circa il 9% dei progetti finanziati sulla propria piattaforma non si trasforma poi in un prodotto reale. Sebbene PayPal sia coinvolta solo in una minima parte delle richieste di rimborso per questi progetti, l’elevato numero delle proposte pubblicate sui siti di crowdfunding può trasformarsi in un ammontare di rimborsi richiesti potenzialmente troppo oneroso per PayPal. Stando a quanto dichiarato da PayPal in merito al mercato americano, le modifiche al contratto con gli utenti rispecchiano il rischio legato all’incertezza di progetti legati alle startup, rischio rispetto al quale gli utenti devono essere consapevoli e per il quale PayPal non ritiene di dover condividere.