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SSD, notebook al massimo

Giorgio Panzeri | 28 Agosto 2012

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Il vostro notebook pecca in prestazioni e reattività ? Potrete dargli nuova vita semplicemente cambiando il vecchio disco meccanico con una fiammante unità  […]

Il vostro notebook pecca in prestazioni e reattività ? Potrete dargli nuova vita semplicemente cambiando il vecchio disco meccanico con una fiammante unità  Ssd di ultima generazione.

di Davide Piumetti

Il mercato dei dischi allo stato solido è ormai una concreta realtà : le unità  Ssd sono sempre più diffuse e rappresentano oggi una tecnologia matura, sulla quale si può tranquillamente contare. Le paure e i timori di qualche anno fa, quando c’era chi paragonava gli Ssd a delle bombe a orologeria, in cui i dati potevano scomparire da un giorno all’altro sono − o meglio dovrebbero essere − scomparse. Le unità  allo stato solido di ultima generazione offrono infatti una durata uguale (se non superiore) ai dischi meccanici e prestazioni di un altro ordine di grandezza. Con i prezzi in caduta libera negli ultimi mesi, l’adozione di un Ssd dovrebbe essere presa in considerazione da chiunque, visto il sorprendente miglioramento prestazionale che offre.

Anche se tale tecnologia è ormai universalmente riconosciuta come eccellente sotto ogni punto di vista è raro trovare notebook che utilizzano già  questi dischi. Solo negli ultimi mesi, insieme al lancio delle nuove piattaforme Intel Ivy Bridge e Amd Trinity, qualche produttore propone soluzioni che montano direttamente solo memoria allo stato solido. I modelli più vecchi, eccezion fatta per gli Ultrabook commercializzati negli ultimi 12 mesi, sono perlopiù sprovvisti di memoria allo stato solido.

In queste pagine vogliamo realizzare una piccola guida per permettere a chiunque di acquistare e installare sul proprio notebook un Ssd, mostrando inoltre i benefici ottenibili dal passaggio da un disco tradizionale a un Ssd sui notebook venduti negli ultimi anni. Per questo basti pensare che un disco tradizionale per notebook offre oggi circa 50 Mbyte/s di velocità  con dati di medie dimensioni, mentre un Ssd anche non di fascia alta raggiunge senza problemi oltre 500 Mbyte/s. Questi dati sono però insignificanti rispetto al miglioramento nel tempo di risposta ai comandi: se un disco tradizionale impiega qualche centinaio di millisecondi per reagire a un comando (per via delle latenze meccaniche intrinseche), un Ssd reagisce in maniera fulminea, in tempi anche inferiori a 1 millisecondo. Nel caso specifico abbiamo confrontato due dischi che vedremo nelle prossime pagine, un Ssd Sandisk Extreme da 120 Gbyte e un tradizionale Hitachi TravelStar Z5K500 da 500 Gbyte. La velocità  massima di trasferimento in lettura è di oltre 550 Mbyte/s nel primo caso, e di soli 88 Mbyte/s sul disco tradizionale. In scrittura i dati sono simili, con oltre 520 Mbyte/s e 87 Mbyte/s per il disco meccanico. Dove le differenze sono ancora più accentuate è però in ambito di trasferimento casuale, con il disco allo stato solido che in lettura supera i 530 Mbyte/s con file da 2 e 0,5 Mbyte, mentre il modello a piatti rotanti si ferma tra 22 e 46 Mbyte/s, con risultati ancora peggiori (da 8 a 28 MByte/s) in scrittura. Il dato forse più eclatante è però nei trasferimenti di piccoli file da 4 Kbyte, che rappresentano una buona percentuale del lavoro normale del disco durante l’uso domestico. Le differenze sono abissali, con l’Ssd che offre 336 Mbyte/s in lettura e fronte dei soli 0,5 Mbyte/s del disco tradizionale, mentre in scrittura i valori sono di 71 a 0,2 con un vantaggio generale dell’Ssd compreso tra le 10 e le 650 volte.

Da considerare però che molti notebook hanno al loro interno solo dei connettori Sata II, non in grado di sfruttare al massimo le velocità  proprie dei moderni Ssd Sata 3. L’incremento prestazionale è comunque netto e consistente, solo non raggiungerà  il massimo esprimibile dalla tecnologia dei dischi allo stato solido.

Nel seguito ci dedichiamo alla sostituzione del disco di sistema in due computer portatili mediamente recenti, lo stesso discorso (in maniera anche più semplificata) può essere fatto per un computer desktop, che permette di certo di operare in maniera più agevole sia dal punto di vista meccanico (plo spazio a disposizione e l’apertura del sistema) sia da quello elettronico grazie a Bios molto più completi. La procedura per il cambio di un disco rigido non è nel complesso molto difficile; a differenza di elementi portanti come il processore o la scheda grafica non sono necessari driver particolari per il funzionamento e in pratica tutti i modelli oggi in commercio sono supportati da tutti i personal computer (con la sola attenzione alla velocità  massima Sata supportata). La grande differenza tra il cambio di un componente di calcolo e un disco rigido è che in quest’ultimo caso bisogna considerare lo spostamento o la reinstallazione completa del sistema operativo. Se il disco da cambiare è infatti quello di sistema (come ovvio su un notebook per accedere alle velocità  proprie degli Ssd) è necessario un lavoro più profondo, che porterà  però i benefici maggiori in assoluto.

I due casi che prendiamo in considerazione differiscono fondamentalmente per lo spazio reso disponibile dal produttore. Il primo sistema, un Acer Aspire 8930, è un 17 pollici di grandi dimensioni, basato su un processore Intel Core 2 Quad Q9000 a 2 GHz e 4 Gbyte di memoria Ram. Il disco di base installato è un Western Digital Scorpio Blue da 500 Gbyte e 5.400 rpm, ma è disponibile un secondo slot utilizzabile per espandere il sistema con un nuovo elemento tradizionale o allo stato solido.

Il secondo modello è un più recente Acer Aspire Timeline Ultra M3-581TG, sistema Ultrabook basato su un processore Intel Core i5 2467M da 1,6 GHz, con 4 Gbyte di memoria Ram e un disco tradizionale Hitachi TravelStar Z5K500, modello da 500 Gbyte e 5.400 giri al minuto. In questo caso lo slot disco è unico e per l’installazione di un Ssd è necessario rimuovere il disco presente.

Già  da questa prima analisi possiamo valutare due distinti scenari, con un sistema che permette l’espansione utilizzando l’Ssd per il sistema operativo e i programmi e il disco tradizionale per tutti i dati meno importanti, mentre la seconda opzione prevede la sola sostituzione del disco unico e principale presente sul notebook. I vantaggi della prima soluzione sono tangibili, potendo contare a lavoro concluso su un disco estremamente veloce per il sistema operativo e uno di grande capacità  per i dati ospitato direttamente all’interno del telaio. I notebook dotati di due vani disco sono però molto rari e solitamente di grandi dimensioni, con diagonale di almeno 15,6 pollici. In ogni caso sui modelli dotati di un singolo slot per il disco è possibile riutilizzare il “vecchio” modello meccanico esternamente all’interno di un box, in modo da ottenere anche in questo caso uno spazio aggiuntivo di archiviazione per i file e i documenti personali più ingombranti.Nel seguito valuteremo due distinte fasi di lavoro, una di tipo preparatorio comune sia per notebook a singolo sia a doppio slot disco e una pratica direttamente sui due notebook di test, nella quale vi mostreremo realmente in via fotografica le operazioni da compiere per il cambio del disco su un notebook. (…)

Estratto dell’articolo di 9 pagine pubblicato sul numero di settembre 2012