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Stampanti ink-jet fotografiche

Marco Martinelli | 27 Febbraio 2013

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Una buona unità  fotografica permette di materializzare su carta gli scatti realizzati con una fotocamera digitale dando pieno controllo sull’intero […]

Una buona unità  fotografica permette di materializzare su carta gli scatti realizzati con una fotocamera digitale dando pieno controllo sull’intero processo di creazione dell’immagine.

di Marco Martinelli

Fino a quando la fotografia è rimasta analogica, stampe e diapositive hanno rappresentato l’unico modo per visualizzare e mostrare le immagini. Poi è arrivato il digitale e tutto è cambiato. Pellicola e camera oscura sono andati in pensione e ora la stampa non è più una scelta obbligata, ma solo una delle opzioni di output, ormai superata nei numeri dalla condivisione in Rete sui social network e sui siti di foto sharing. In base a un’indagine realizzata da Ipsos nel marzo 2012 per conto dell’Iaf (Associazione Italiana Foto & Digital Imaging), il rapporto tra foto stampate e archiviate è di 1 a 4 e le previsioni per il futuro, complice la crisi economica, sono al ribasso. Eppure chi ama la fotografia non dovrebbe rinunciare a stampare le proprie foto migliori, atto finale di un percorso iniziato nel mondo reale con lo scatto, proseguito con l’elaborazione in ambito digitale e proprio con la stampa restituito alla realtà  fisica. Come ben dice il citato rapporto Aif, con la stampa la fotografia “prende vita e diviene parte attiva della realtà , e non è solo un’immagine da contemplare, ma un elemento che impreziosisce un ambiente, racconta una storia, si fa portavoce di un sentimento.”

Oggi, per ragioni di costi e di praticità  molte delle stampe fotografiche realizzate a livello amatoriale sono delegate a fotolaboratori o a chioschi digitali, con risultati anche soddisfacenti sul piano qualitativo, ma non sempre prevedibili (si veda l’articolo sul numero di Novembre 2012 della rivista). Chi desidera esercitare un controllo più stretto e replicabile sull’intero processo di creazione dell’immagine deve affidarsi a una stampante a getto d’inchiostro.

Non a una qualsiasi stampante, però. Anche se tutti i modelli a tecnologia inkjet sono in grado di riprodurre fotografie a colori, nei cataloghi dei tre principali produttori del settore – Canon, Epson e HP – abbiamo contato in tutto 16 modelli fotocentrici per uso domestico: 6 di Canon, 7 di Epson e 3 di HP (vedere le tabelle separate nelle pagine seguenti). Di questi, 11 sono unità  Mfp A4 e 5 sono stampanti monofunzione, due delle quali di formato A3+ (329 x 483 mm). Volendo essere più selettivi, il numero totale potrebbe ridursi a 13 se si escludessero i tre modelli (uno di Canon e due di HP) basati su una tecnologia di stampa a 4 colori, in cui, però, la cartuccia del nero a pigmenti non viene utilizzata nella stampa fotografica, ma solo in quella di testo: così, nella riproduzione di foto, il nero è ottenuto miscelando i tre inchiostri primari Cmy a base di coloranti, soluzione che non produce mai un nero ad alta densità . Per questo serve una cartuccia d’inchiostro dedicato.

Fotocamere e stampanti inkjet operano nel mondo dei pixel e dei punti (dot) e si potrebbe erroneamente pensare che il rapporto tra queste due entità  fondamentali sia 1:1, cioè che a un pixel dell’immagine corrisponda un dot della stampante, ma non è così.

Una fotografia digitale a colori è un mosaico di pixel e ognuno di questi è descritto da una terna di valori Rgb. Ogni singolo elemento può assumere un valore compreso nell’intervallo tra R=0, G=0, B=0 (nero pieno) e R=255, G=255, B=255 (bianco puro), ovvero una tra 16,7 milioni di sfumature diverse.

Per riprodurre su carta ciascun pixel, la stampante ha a disposizione un numero limitato di tinte base e per generare una specifica sfumatura di colore può utilizzare anche decine e decine di punti (dot) depositandoli con grande precisione sulla carta per formare un fittissimo reticolo. Quanto più densa è la griglia (la risoluzione di stampa), quanto più piccoli sono i singoli dot, quanti più colori base sono disponibili per riprodurli, tanto migliore sarà  il livello di dettaglio, la morbidezza delle sfumature e la gamma cromatica dell’immagine. Oggi, una buona stampante inkjet realizza stampe di qualità  fotografica partendo da immagini digitali con una densità  lineare compresa tra 200 e 300 pixel per pollice. Così, per esemplificare, una foto scattata con una reflex da 16 megapixel sarà  stampabile anche in formato A3+ a 240 ppi, la risoluzione predefinita di Adobe Photoshop. Alla corretta distanza di visione (50 cm per un A4, 90 cm per un A3+) i singoli dot generati dalla stampante saranno indistinguibili a occhio nudo e creeranno l’illusione di un’immagine a tono continuo.

Tutte le stampanti fotografiche amatoriali utilizzano quattro o più inchiostri a base di coloranti (dye) diluiti in acqua.

I dye generano un’ampia tavolozza cromatica e, grazie all’elevata e uniforme riflettività  alla luce, producono colori vividi e brillanti su una gamma eterogenea di supporti di stampa, in particolare su carte a finitura lucida.

Nelle stampanti più evolute, i quattro colori primari Cmyk sono affiancati da uno o più inchiostri supplementari a bassa densità . I più utilizzati sono il ciano chiaro e il magenta chiaro, che generano gradazioni tonali più morbide e dettagli più fini nelle aree più luminose, dove la presenza di punti d’inchiostro a densità  normale avrebbe esiti più grossolani. In alternativa, altri modelli utilizzano una quinta cartuccia d’inchiostro grigio per produrre stampe in bianco e nero più definite e neutre.

Uno dei problemi delle prime unità  inkjet fotografiche era rappresentato dalla durata limitata delle stampe nel tempo. Raggi ultravioletti, gas inquinanti presenti nell’aria, temperatura e umidità  elevate aggrediscono le molecole di colorante provocandone il disgregamento: i colori sbiadiscono e virano in tempi più o meno rapidi in base alla formulazione degli inchiostri e alle caratteristiche della carta fotografica.

Per contrastare questi fattori degenerativi, i produttori hanno ottimizzato il sistema di stampa (inchiostri, testine, supporti cartacei) per garantire durate superiori. Con le formulazioni più recenti, i problemi legati al trascorrere del tempo sono stati attenuati in misura sensibile. Se opportunamente conservate, le stampe prodotte dalle unità  delle ultime generazioni con gli inchiostri originali possono conservarsi per decine e decine di anni prima di manifestare un visibile sbiadimento, come certificato dai test d’invecchiamento artificiale condotti dalla Wilhelm Imaging Research.

Alta qualità  di stampa, stabilità  nel tempo e costi sostenibili sono quanto promettono i prodotti attuali. I tre che vi presentiamo in queste pagine sono i modelli di punta di Canon, Epson e HP per il segmento consumer. Con le dovute differenze, ciascuno di questi potrà  dare vita alle vostre foto migliori. (…)

Estratto dell’articolo di 11 pagine pubblicato sul numero 264 di marzo di PC Professionale