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Wi-Fi senza barriere

Redazione | 9 Agosto 2013

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La stragrande maggioranza delle reti wireless domestiche si basa su una topologia collaudata: un punto di accesso centrale, tipicamente integrato […]

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La stragrande maggioranza delle reti wireless domestiche si basa su una topologia collaudata: un punto di accesso centrale, tipicamente integrato nel router Wi-Fi di proprietà  o fornito dall’Internet Service Provider, e una serie di terminali dei più svariati tipi che si collegano direttamente a questo. Si tratta di uno schema funzionale lineare e tutto sommato efficace in molte situazioni, soprattutto quando l’ambiente che deve essere servito dalla connessione senza fili è un piccolo appartamento, magari localizzato su di un unico piano.  
Le cose si complicano quando per svariati motivi l’access point principale non è in grado di coprire con il proprio segnale tutta l’area desiderata. In questi casi quella che per definizione è la tecnologia di accesso alla rete più semplice e versatile si può trasformare in un problema che non è facile risolvere, in particolar modo se il punto di installazione del router è obbligato.

di Simone Zanardi

ICON_EDICOLANonostante i progressi nelle tecniche di comunicazione (i nuovi router 802.11n e 802.11ac hanno sistemi di ottimizzazione della copertura superiori ai prodotti più vecchi), è impossibile prevedere quale sia la reale portata di un access point in ambiente chiuso; tanti sono infatti i fattori che possono bloccare il segnale, o renderlo meno pulito per una comunicazione ottimale. Da questo punto di vista è necessario distinguere tra ostacoli e interferenze. I primi sono muri, solette o strutture di arredo che attenuano o deviano le onde radio impedendo la ricezione da parte del terminale, le seconde sono invece rappresentate da tutte quelle trasmissioni wireless che nulla hanno a che fare con la nostra rete Wi-Fi ma che operando sulle medesime frequenze “sporcano” il segnale rendendolo di più difficile interpretazione. In questi ultimi casi le conseguenze possono essere non solo la mancata connessione, ma anche una scarsa stabilità  del segnale con relative interruzioni subitanee della trasmissione.
Molti access point di ultima generazione possono operare su due bande radio differenti: 2,4 e 5 GHz. I 2,4 GHz sono i più sfruttati e quindi soggetti a interferenze, mentre i 5 GHz, che per lungo tempo non erano utilizzabili in Italia, offrono una maggiore stabilità  e pulizia del segnale, anche se sono d’altro canto più soggetti all’attenuazione del segnale.
Poniamoci però nella situazione in cui l’access point principale sia già  stato acquistato, installato e configurato. Cosa fare se ci si rende conto che la copertura non è sufficiente? Fortunatamente esistono svariate soluzione, alcune più adatte all’ambito domestico di altre.

Se avete la possibilità  di ricollocare il punto di accesso, tenete presente che la regola intuitiva di posizionarlo al centro dell’area da servire è certamente valida, con alcune accortezze: gli ostacoli più ardui per i segnali radio sono le pareti portanti e i vani ascensori, quindi evitate di frapporli tra il punto di accesso e le postazioni dove più di sovente utilizzate i terminali wireless. Inoltre, se il vostro dispositivo opera a 2,4 GHz, evitate di posizionarlo nei pressi delle apparecchiature che rappresentano fonte di interferenza come forni a microonde, telefoni cordless, tele-allarmi o ripetitori di segnale televisivo.
Un’altra strada per tentare di ottimizzare la copertura dell’access point consiste nel cambiare l’apparato di antenna: a parità  di potenza di emissione, infatti, esistono terminali radio in grado di estendere la copertura in determinate direzioni. Per poter effettuare l’aggiornamento è però indispensabile che il vostro dispositivo sia dotato di antenne rimovibili e agganci standard (Sma o Tnc), situazione sempre più rara soprattutto per i prodotti di fascia consumer. In ambito domestico ci sentiamo insomma di sconsigliare questa strada se non in caso di necessità  particolari, come ad esempio la gestione di un collegamento punto-punto e quindi la necessità  di potenziare il segnale radio verso una ben precisa direzione. (…)

Estratto dell’articolo pubblicato sul numero 270 di PC Professionale