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Storage fai-da- te con FreeNAS

Redazione | 5 Maggio 2014

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Una delle tendenze più evidenti degli ultimi anni è la proliferazione dei dispositivi: computer fissi, laptop, smartphone e tablet sono […]

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Una delle tendenze più evidenti degli ultimi anni è la proliferazione dei dispositivi: computer fissi, laptop, smartphone e tablet sono ormai al centro della vita quotidiana di moltissime persone. Ad essi si aggiungono i molti device “connessi”, come televisori, console e set top box, capaci di collegarsi a Internet e alla rete locale. Per questo motivo gestire i dati diventa ogni giorno più difficile, anche in un contesto casalingo. Musica, film, fotografie e documenti tendono inevitabilmente a distribuirsi tra più dispositivi, con il rischio di duplicazioni e inefficienze, per non parlare di quanto è complicato individuare un’informazione che potrebbe essere memorizzata su molti dispositivi diversi. Le reti locali casalinghe stanno diventando sempre più simili a quelle aziendali, anche se mostrano problematiche specifiche. E anche in casa un server può essere la soluzione migliore sia per memorizzare le informazioni importanti e i dati da condividere, sia per offrire servizi avanzati a tutti i client connessi.

 di Dario Orlandi

ICON_EDICOLAOrmai da anni sono in commercio server pensati in modo specifico per la casa. Microsoft ha creato anche una versione del suo sistema operativo creata ad hoc per questi sistemi: Windows Home Server è stato presentato nel 2007, ed è stato aggiornato varie volte fino al 2011. Nonostante le premesse interessanti, i server casalinghi non hanno però ottenuto il successo sperato, sia per il costo elevato sia per la necessità  di una gestione a volte complessa. Più fortunata, invece, è stata la parabola dei Nas: acronimo di Network Attached Storage, questa sigla indica dispositivi pensati per offrire semplicemente spazio di memorizzazione condiviso. Per metterli in servizio basta collegarli alla rete, definendo al più (e in una casa non sempre è necessario) le autorizzazioni per i vari utenti. In effetti, i primi Nas si limitavano quasi esclusivamente a svolgere tale compito: caratterizzati da un’interfaccia basilare, permettevano di gestire il disco o i dischi fissi presenti al loro interno, definire le condivisioni di rete e specificare gli utenti abilitati in lettura e in scrittura.

I Nas commerciali per il mercato domestico sono dispositivi molto compatti, solo marginalmente più grandi di un semplice case esterno per hard disk. Al contrario dei server casalinghi, come accennato, i Nas domestici hanno avuto un ottimo successo di vendite: sono dispositivi molto compatti, economici, e consumano poco. In termini di potenza e flessibilità  non sono all’altezza dei server completi, ma soddisfano comunque tutte le esigenze più comuni degli utenti casalinghi. Uno loro principali vantaggi rispetto ai server tradizionali è la loro estrema semplicità  d’uso: basta collegarli all’alimentazione e alla rete locale, seguire una breve procedura di configurazione iniziale, e in pochi minuti è già  possibile sfruttarne le funzioni. Nel corso del tempo, poi, hanno progressivamente espanso il loro corredo di funzioni: i Nas attuali prevedono sempre più spesso caratteristiche come il backup, la gestione dei contenuti multimediali e molto altro ancora. I modelli più evoluti possono persino ospitare macchine virtuali, sistemi di videosorveglianza, server Web, Ftp, mail, servizi di directory e così via. Dal punto di vista tecnico, questi dispositivi sono basati su versioni profondamente personalizzate di sistemi operativi Linux/Unix, spesso compilate per le architetture Arm; alcuni modelli, indirizzati però verso la fascia small business, ospitano addirittura sistemi x86, spesso con processori Atom a basso consumo.

Acquisto o costruzione?

Esiste però un’alternativa all’acquisto di un sistema Nas pronto all’uso: assemblarne uno partendo dai componenti hardware e software. L’architettura di un Nas è sempre più simile a quella di un computer tradizionale, e basta selezionare i componenti con una certa attenzione per ottenere risultati soddisfacenti. Inoltre, come vedremo, le scarse esigenze in termini di potenza di calcolo permettono di riciclare hard­ware oramai obsoleto. Per ottenere un’esperienza d’uso simile a quella di un prodotto commerciale non si può però installare un sistema operativo desktop; potrebbe essere adatto un Os pensato per i server, come alcune distribuzioni Linux o Windows Server, ma la complessità  di installazione e di gestione sarebbe probabilmente eccessiva. Esistono però sistemi operativi progettati proprio per trasformare un computer tradizionale in un sistema Nas potente e funzionale, con tutti i vantaggi garantiti anche dai prodotti commerciali. Questi Os specializzati sono derivati da progetti open source, come Linux o BSD: l’interfaccia utente è stata però personalizzata, e solo raramente si deve affrontare “faccia a faccia” una schermata del terminale. L’interazione di solito è demandata a interfacce di gestione via browser, ricche e funzionali. Inoltre, dopo aver completato l’installazione si possono scollegare monitor, mouse e tastiera per accedere al computer da remoto, in modalità  cosiddetta headless (letteralmente “senza testa”). Prima di analizzare le soluzioni di questo tipo, bisogna però valutare attentamente vantaggi e svantaggi dell’autocostruzione rispetto ai prodotti commerciali pronti all’uso, per capire quale sia l’alternativa più indicata. Il primo punto a favore è la possibilità  di recuperare hardware funzionante ma obsoleto: un vecchio server o un computer di qualche anno fa può trasformarsi facilmente in un Nas potente e ricco di funzioni. Inoltre i sistemi operativi ottimizzati per i sistemi Nas “fai-da-te” garantiscono un’ottima flessibilità : offrono moltissime funzioni, e la loro dotazione può essere personalizzata tramite plug-in. Inoltre sono basati quasi sempre su derivati di Unix: gli utenti più smaliziati potranno quindi scavalcare l’interfaccia Web e accedere al sistema operativo per automatizzare funzioni, installare nuovo software o personalizzare il funzionamento del computer, superando i limiti imposti dagli sviluppatori. In ultimo, ma non in ordine di importanza, un sistema autocostruito ha tutti i vantaggi di un computer tradizionale: può essere aggiornato, permette di alloggiare molti hard disk e si possono sostituire eventuali componenti difettosi o danneggiati. Inoltre, anche un computer di qualche anno fa è di solito molto più potente rispetto ai sistemi embedded utilizzati nei Nas commerciali; negli ambiti casalinghi e nelle piccole realtà  questo aspetto non è troppo importante, ma se si vuole andare oltre il semplice storage e aggiungere altri servizi e funzioni, prestazioni superiori possono tornare molto utili. Per contro, i Nas commerciali hanno a loro volta alcuni vantaggi significativi: di solito sono molto più compatti e garantiscono un accesso più semplice agli hard disk per la manutenzione. Inoltre consumano pochissimo e nella maggior parte dei casi sono anche molto silenziosi. I progetti fai-da-te possono raggiungere lo stesso livello di praticità  e avvicinarsi ai prodotti commerciali anche dal punto di vista dell’efficienza energetica; è però necessario selezionare i componenti con molta cura e mettere in preventivo una spesa un po’ più alta. (…)

Estratto dell’articolo pubblicato su PC Professionale numero 278