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Contenuti protetti? Evitiamo i furti

Giorgio Panzeri | 22 Febbraio 2012

Parliamoci chiaro: scaricare e usare software o materiale multimediale piratato non ha giustificazioni di Giorgio Panzeri La chiusura di Megaupload e della […]

Parliamoci chiaro: scaricare e usare software o materiale multimediale piratato non ha giustificazioni

di Giorgio Panzeri

La chiusura di Megaupload e della galassia di siti di download collegati, come Megavideo, riporta in primo piano il problema dei contenuti coperti da copyright. Ho spesso espresso il mio pensiero in queste pagine, ma prendo spunto da quanto successo per specificarlo ancora meglio. Cominciamo con il software, prodotto che fa parte del mondo dei contenuti coperti da copyright. Da un lato continuo a reputare errata la posizione di alcune software house che tengono alto il prezzo dei loro applicativi in base a giustificazioni opinabili e, guarda caso, spesso legati all’esistenza della pirateria. Però, rispetto a qualche anno fa la situazione è decisamente migliorata. Molte aziende hanno capito che con prezzi più contenuti si possono vendere più software. Apple docet si potrebbe dire, ma soprattutto insegnano i tanti programmatori che hanno realizzato applicazioni economiche per iPhone e iPad vendendone proprio tante.

E che dire poi degli applicativi per Mac (anche professionali) che la multinazionale delle mela morsicata sta vendendo tramite il nuovo App Store on-line? Ma anche se mi servisse uno specifico software commerciale e non avessi i soldi per acquistarlo (proprio perché costoso) non avrei nessuna giustificazione per scaricarne la copia pirata. Sì, perché potrei usare uno dei tanti, ma proprio tanti, applicativi freeware o open source disponibili. E non pensate che proprio perché gratuiti siano meno potenti o offrano meno funzioni rispetto ai programmi commerciali. E per il 90% degli utilizzi un programma freeware o open source è più che sufficiente. No, non ci sono giustificazioni per copiare. Scaricare e usare un programma pirata è un’azione illecita, punto e basta. Ma il contenuto protetto da copyright è anche la musica, i film, le serie televisive, i giornali in digitale (compreso il “nostro” PC Professionale), gli eBook. Ormai, con le connessioni veloci che abbiamo in casa scaricare un eBook pirata richiede pochi secondi e anche fare il download di un film compresso ma in alta definizione (qualche Gbyte) non richiede più di qualche ora. Ma è giusto? È corretto? È valida la giustificazione del prezzo elevato o dell’impossibilità  di trovare il libro, il giornale o quel brano musicale specifico perché si abita in periferia o in un paese senza librerie o negozi di musica? No, assolutamente no. Non servono negozi fisici per acquistare contenuti digitali legittimi, basta una rete Wi-Fi per collegarsi al negozio on-line dove si può ottenere, a prezzi concorrenziali, quello che si desidera. Il problema, semmai, è che il contenuto digitale è impalpabile e quindi molti tendono a pensare che non abbia valore. Non è vero. Non è proprio vero. Per esempio, dietro a un libro ci sono giorni, mesi, a volte anni di lavoro di un autore. E tenendo conto di quanto poco leggiamo noi italiani, solo gli autori più affermati riescono “quasi” a vivere di scrittura, tutti gli altri devono avere anche un altro lavoro.

Discorso simile per le riviste, dove chi vi opera vive dei proventi del giornale. Per esempio, dietro a una rivista come PC Professionale ci sono giornate e giornate di lavoro di 14 giornalisti con altissime competenze tecniche che provano approfonditamente varie tipologie di prodotti per fornire ai lettori un giudizio certo e inconfutabile, e che vivono dei proventi del giornale. Se venisse l’idraulico a casa vostra a riparare un rubinetto che perde, cosa succederebbe se non gli pagaste la fattura per il lavoro eseguito (mi raccomando, chiedetegliela la fattura)? O se uscendo da una visita medica specialistica vi metteste a urlare “Io non pago nulla, sono per il contenuto libero”, dove vi porterebbero? In una casa di cura? Eppure con i contenuti multimediali ci si sente liberi di copiare, liberi di condividere tutto, perché la sensazione è che tutto è gratis, e così le case di produzione musicale vanno in crisi e licenziano i lavoratori, le riviste chiudono, il cinema italiano continua a essere in crisi, e così via. Concludo con un’affermazione: quelli che mi fanno veramente imbestialire non sono gli utenti che scaricano, perché gli utenti vanno educati e soprattutto resi edotti dei pericoli che le loro azioni di copia e condivisione producono su chi lavora e realizza contenuti di qualità . No, quelli che mi fanno veramente arrabbiare sono i vari proprietari dei siti di download, come Megaupload, FileSonic, FilePost e chi più ne ha più ne metta (ne spuntano nuovi ogni giorno). Mi fanno imbestialire perché vantano una legittimità  basata sull’assunto che la conoscenza debba circolare liberamente e gratuitamente, ma poi chiedono i soldi agli utenti e fanno milioni sulle spalle di chi ha faticato per produrre quei contenuti che loro aiutano a piratare. Meditate gente, meditate.