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Dal 1° luglio WhatsApp smetterà di funzionare su questi dispositivi

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Su WhatsApp arriva la bufala della “privacy avanzata”: cosa c’è di vero

Martina Pedretti | 25 Agosto 2025

WhatsApp

“Sta circolando su WhatsApp la bufala della ‘privacy avanzata’: scopri cosa c’è di vero, come funziona davvero questo strumento

Attenzione alla bufala della “privacy avanzata” su WhatsApp

Negli ultimi giorni sta circolando su WhatsApp un messaggio allarmante che invita gli amministratori dei gruppi ad attivare una fantomatica funzione di “privacy avanzata” per impedire a non meglio specificate intelligenze artificiali di leggere chat e dati personali.

Secondo la catena, se la funzione non viene attivata, le IA avrebbero libero accesso non solo ai messaggi dei gruppi, ma anche alle chat private, ai numeri di telefono e persino alle informazioni salvate negli smartphone.

Un messaggio che ha tutte le caratteristiche della classica bufala virale: tono allarmistico, linguaggio poco preciso e un invito a “condividere subito con tutti i contatti”.

Leggi anche: WhatsApp lancia la funzione Chiedi a Meta AI: di cosa si tratta

In realtà, nessuna IA può “spiare legalmente” le conversazioni WhatsApp. Dal 2016 l’app utilizza per tutti la crittografia end-to-end, che rende i messaggi leggibili soltanto da mittente e destinatario. Nemmeno WhatsApp o Meta possono accedere al contenuto delle chat.

La catena confonde quindi elementi reali con interpretazioni fuorvianti, sfruttando la preoccupazione diffusa verso le nuove tecnologie di intelligenza artificiale.

Un fondo di verità però c’è: la funzione “privacy avanzata” esiste davvero, ma non ha nulla a che vedere con IA che spiano i messaggi. Lo strumento serve principalmente a disattivare alcune integrazioni con Meta AI (come i riassunti delle chat o le risposte automatiche).

È una misura pensata per gruppi particolarmente sensibili – associazioni, comunità o chat di supporto – dove si vuole mantenere il massimo riserbo.

La diffusione della bufala nasce dal fatto che Meta, negli ultimi mesi, ha iniziato a utilizzare i dati pubblici di Facebook e Instagram per addestrare le proprie IA. Una scelta che ha sollevato preoccupazioni in Europa, ma che non riguarda WhatsApp: i messaggi restano privati e non sono utilizzati a fini di training.

Anche quando un utente decide di interagire con Meta AI su WhatsApp, i dati sono elaborati in un ambiente cloud sicuro. Questi sono poi cancellati al termine del processo, senza che nemmeno Meta possa accedervi. Inoltre, l’assistente non si attiva mai in automatico: funziona solo quando richiamato esplicitamente.

Il consiglio principale è semplice: non condividere messaggi che usano toni sensazionalistici e che invitano a inoltrarli a tutti i contatti. WhatsApp non ha introdotto alcuna funzione obbligatoria per “proteggere” le chat da IA curiose: la protezione dei messaggi è garantita già dalla crittografia end-to-end.