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La rivoluzione di Ballmer

Giorgio Panzeri | 25 Luglio 2013

di Maurizio Bergami È difficile che in Microsoft passino due anni senza che l’azienda proceda a una riorganizzazione, quindi quella […]

di Maurizio Bergami

È difficile che in Microsoft passino due anni senza che l’azienda proceda a una riorganizzazione, quindi quella annunciata l’11 luglio dal suo Ceo Steve Ballmer potrebbe passare per un atto di quasi ordinaria amministrazione. Invece ci sono tutte le premesse perché segni una svolta epocale nella vita della società . Nel corso degli anni si erano creati in seno a Microsoft numerosi feudi – a partire da quello di Windows – la cui rivalità , a detta della maggioranza degli osservatori, ostacolava la capacità  di reagire ai cambiamenti di un mercato in rapidissima evoluzione e in cui microsoftil Pc, finora la chiave del successo dell’azienda di Redmond, continua a perdere di rilevanza. Ballmer evidentemente ha deciso che era arrivato il momento di dire basta e con un memorandum intitolato “One Microsoft” (un’unica Microsoft) ha annunciato la sua rivoluzione, che prevede un’organizzazione non più orientata alle linee di prodotto ma alle funzioni (come il marketing, l’engineering e la finanza). Sono previsti, in particolare, quattro engineering groups: Sistemi operativi, Servizi online, Cloud and Enterprise, e Device and Studio. Il primo avrà  la responsabilità  non solo di Windows e Windows Phone, ma anche dell’ambiente operativo di Xbox. Il secondo si occuperà  di Office (client, server e 365), Bing, Skype, Yammer, Linc e Dynamics. Cloud and Enterprise svilupperà  le tecnologie di backend (come i database e i datacenter), mentre a Device and Studio sarà  delegato non solo lo sviluppo dell’hardware targato Microsoft ma anche la produzione di giochi, musica e video. Passando a una rivoluzione di tutt’altro tipo, nelle prossime pagine trovate la prova della prima release di Photoshop che non potrete più acquistare in negozio come pacchetto fisico: Adobe ha deciso di rendere disponibili soltanto tramite il cloud e in abbonamento le sue applicazioni professionali. I vantaggi di questa nuova formula sono tanti, a partire dalla disponibilità  immediata delle nuove versioni fino alla semplificazione del passaggio a un altro Pc (tutte le impostazioni personalizzate vengono memorizzate nel cloud, e dopo l’installazione ci si ritrova in un attimo nell’ambiente di lavoro abituale). Però devo confessare che l’idea del passaggio dalla licenza vitalizia al canone mensile mi mette a disagio. Nel mio caso il problema è puramente teorico, dato che non sono un cliente diretto di Adobe: i software che uso per lavoro, compreso InDesign, mi vengono forniti direttamente dall’Editore. Immagino però che per molti di voi si tratti invece di un problema pratico e con tanti risvolti. Siete già  passati a Creative Cloud (o pensate di farlo entro breve)? Sarei lieto di conoscere la vostra opinione sul nuovo approccio di Adobe: potete scrivermi all’indirizzo [email protected].