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Videogame

Street Fighter V – La recensione

Redazione | 9 Aprile 2016

Gaming

Rapido come il vento, silenzioso come la foresta, feroce come il fuoco e inamovibile come la montagna. Questo è il […]

Rapido come il vento, silenzioso come la foresta, feroce come il fuoco e inamovibile come la montagna. Questo è il furinkazan, lo stendardo che sventolava alle spalle del signore della guerra Takeda Shingen. Cita la massima di Sun Tzu, e fa bella mostra di sé sia nel fondale di Ryu in Street Fighter 2 che sulla sua cintura nera.
Furinkazan è stato un po’ un mantra durante questi venticinque anni di hadoken e flash kick, con una Capcom capace di cambiare di punto in bianco l’ecosistema a gettone, aggredendo con il fuoco dell’agonismo un’intera generazione di videogiocatori. Dagli insegnamenti di Sun Tzu, però, Capcom ha posto un’enfasi sull’inamovibilità , trattando la sua IP dalle uova d’oro con una verve conservatrice poco incline ai mutamenti.

I CAPELLI IMBIANCANO, MA NON IL SANGUE
In quest’ottica, Street Fighter IV è stato una scommessa sicura. Nessuno pareva più interessato ai picchiaduro competitivi fino al successo di Super Street Fighter 2 HD Remix, remake di uno dei capitoli più ama¬ti della saga, tirato a lucido con la collaborrazione dello studio Udon e pubblicato su Xbox 360 e PS3. Da lì l’azzardo di un nuovo capitolo che facesse leva sui ricordi dei fan di allora, oggi salaryman ordinatamente seduti sullo shinkansen, tuttavia testimoni delle botte in compagnia di Ken e Blanka in gioventù. Era facile trovarsi a casa, con il cast originale identico a quello di una volta: stesse mosse, stesso aspetto, stesso feeling. Street Fighter V è la voglia di cambiare che non ti aspetti, la svolta nella saga dei World Warrior che avevi archiviato sconsolato nel cassetto. Nel suo catalogo di spezza ossa troverete dodici lottatori storici e quattro nuovi volti, tutti con qualcosa da dire a chi questa saga la conosce a menadito. Non solo sul fronte prettamente estetico, con un Dhalsim attempato e un Birdie decisamente più ciccione di una volta. Dhalsim è ora un vero e proprio zoner, con gli yoga fire che descrivono una parabola, mentre lo spagnolo Vega non è più un personaggio “a caricamento”, capace ora di rinfoderare gli artigli a piacimento, guadagnando l’accesso a nuove combo o proiezioni, barattando la portata dei colpi a favore di una rinnovata velocità . Il moveset è stato completamente rinnovato, con tecniche che arrivano a citare il Genicide Cutter di Rugal Bernstein, celebre boss della serie The King of Fighters. Dove non c’è una completa rivisitazione troverete comunque qualcosa di nuovo da studiare tra input modificati, attacchi personali ed eventuali effetti del V-Trigger.

SANGUE FRESCO
Un picchiaduro competitivo non vale granché senza solide meccaniche di fondo, e quindi diamo una spolverata alle basi per chi, negli scorsi mesi, non ha potuto partecipare alle varie beta del gioco. La EX Gauge è ancora al suo posto, per quella niente paura: cresce colpendo l’avversario ed è il veicolo per attivare versioni potenziate delle classiche mosse speciali e le potentissime Critical Art, tecniche che svuotano del tutto l’indicatore in cambio di una potenza in grado di cambiare in un attimo le sorti della battaglia. Ogni lottatore dispone quindi di una V-Skill, una tecnica personalissima attivabile premendo i due attacchi medi. Necalli deve riempire tre succosi segmenti per attingere al suo pieno potere, ottenendo un considerevole vantaggio solo verso la fine del round, mentre a Karin ne bastano due: non diventerà  un semidio dai fluenti capelli come il suo bestiale collega, ma avrà  rapidamente accesso al classico guren ken, ovvero la base per tutte le combo viste in Zero 3. In questo mare di novità , i quattro nuovi volti riescono a convincere appieno, compreso l’apparentemente buffo F.A.N.G., il nuovo vicecomandante della Shadaloo che ha saltato l’appello con l’ultima beta.

IL PESO DELLA (KEN) MASTER(S) RACE
Sulla bilancia va messo anche il risultato raggiunto su PC, purtroppo non eccessivamente brillante. Graficamente il gioco è messo bene, stabile nei sessanta fotogrammi anche sulle configurazioni più anzianotte a patto di abbassare i dettagli. Il che non è il male assoluto, dato che il gioco lanciato al massimo abbonda di un blur che probabilmente non piacerà  ai puristi. Questione di gusti, anche perché i problemi sono ben altri, a partire dall’assenza del supporto per i controller DirectInput che ha costretto flotte di utenti inalberati a ricorrere a tool come l’XInput. Crash improvvisi e problemi all’avvio causati da falsi positivi rilevati da antivirus a parte, il fastidio più grande arriva dal sistema di matchmaking, peccato mortale in un titolo che punta tutto sull’esperienza online. Quando la connessione è stabile la libidine schizza alle stelle, con sfide tra le due piattaforme personalmente testate e approvate, ma già  le connessioni con tre “tacche” sono destinate a trasformarsi nella sagra del lag.

Commento
Street Fighter V è un gioco stupendo, nonché il passo più coraggioso che la Capcom abbia fatto nella saga dal 1997, ovvero l’anno del debutto di New Generation. Le novità  apportate ai vecchi personaggi e il carisma di quelli nuovi riusciranno a conquistare anche chi credeva di conoscere la saga in ogni suo aspetto, mentre i continui aggiornamenti da comprare con la
valuta virtuale saranno un motivo in più per fidelizzare e cementare la comunità . Sull’altro piatto della bilancia dobbiamo mettere la carenza di modalità  per i giocatori solitari, assieme a problemi che hanno infastidito da subito la comunità  PC e che, in parte, continuano a non essere risolti, nonostante le promesse di Capcom. Giudichiamo i picchiaduro principalmente in virtù delle meccaniche, e sotto questo aspetto Street Fighter V sarebbe da dieci e lode, con un potenziale enorme e un appeal semplicemente irrinunciabile per i fanatici del genere. Chi non vive tra calci e pugni digitali farebbe invece bene a ritardare l’acquisto, attendendo magari l’arrivo delle migliorie promesse per giugno.

 

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