La società della Mela potrebbe aver eluso tasse sui guadagni realizzati oltre oceano tramite le varie filiali presenti in diversi paesi del mondo, e su decine di miliardi di dollari guadagnati negli ultimi quattro anni non ci sarebbe traccia secondi il fisco americano. La commissione d’inchiesta del Senato americano ha a lungo esaminato le modalità con cui Apple adempie ai propri obblighi fiscali e oggi Tim Cook, Ceo di Apple, sarà sentito in un’audizione al Senato americano. Con ogni probabilità Cook proporrà un cambiamento alla pratica molto diffusa tra le technology companies americane (vedi anche Google e Amazon) di tenere propri guadagni congelati nelle varie filiale oltre oceano, per non pagare tasse più alte al fisco americano sui proventi realizzati all’estero.
Apple sarebbe ricorsa a questo escamotage sia in Irlanda sia negli Stati Uniti per evitare di pagare tasse sui 74 miliardi di dollari guadagnati negli ultimi quattro anni, in base a quanto scoperto dal Senato Americano. Pur non avendo trovato prove di un comportamento illegale, i membri della commissione d’inchiesta del Senato hanno fatto notare che non si è mai vista una multinazionale che non versa neanche un dollaro di tasse sui profitti realizzati dalle filiali locali, nei paesi del mondo in cui opera. Apple si è difesa sostenendo di aver pagato le tasse ai vari governi locali sui guadagni realizzati oltre oceano e le tasse al governo Federale sugli investimenti generati dalla filiali in Irlanda. Nel 2012 sostiene Apple, sono stati pagati 6 miliardi di dollari in tasse al governo statunitense, pari a un’imponibile del 30,5% che non è molto lontana da quella prevista per statuto sulle corporation: il 35%. Ma la commissione d’inchiesta del Senato ha documentato che Apple Operations International, la principale holding Apple oltre oceano, negli ultimi quatto anni (dal 2009 al 2012) non avrebbe versato neanche un dollaro su un giro d’affari di 30 miliardi a nessuno dei governi dei paesi dove opera.
Nel 2011, sempre stando a quanto pubblica oggi il Wall Street Journal, la divisione Apple Sales International che si occupa delle vendite di iPhone, iPad e Macbook sempre al di fuori degli Stati Uniti, avrebbe versato in tasse solo 10 milioni di dollari su 22 miliardi di dollari di guadagni pre-tasse, il che sarebbe lo 0,5%.
In Europa esiste Apple Operations Europe con sede in Irlanda che occupa più di 4.000 persone, ma anche in questo caso i profitti non sono tassabili da nessun governo locale. A onor del vero non è solo Apple ad avere questi problemi, la commissione d’inchiesta del Senato americano ha preso in considerazione anche altre società come Hewlett Packard e Microsoft, note per la loro presenza con filiali locali in tutto il mondo e la stessa General Electric, ma il caso Apple svetta sicuramente per l’entità delle somme non versate e oggi Tim Cook dovrà renderne conto. Al di là degli adempimenti più o meno mancati delle singole società resta il fatto che nell’era digitale è diventato più complicato gestire i profitti realizzati con i servizi web e forse servirebbero davvero nuove regole dettate dalle istituzioni preposte.