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Dall’università  di Toronto arriva la batteria con la vitamina B2

Davide Micheli | 5 Agosto 2016

L’università  di Toronto ha comunicato la riuscita di un progetto che mirava alla realizzazione di una batteria in grado di accumulare energia sfruttando la vitamina B2.

Vi abbiamo parlato in precedenza di come l’Università  di Harvard, negli Stati Uniti, è riuscita a condurre un esperimento per utilizzare la riboflavina per nuove batterie e, ora, torniamo in argomento riportandovi come, stavolta, l’Università  di Toronto sia riuscita a completare la prima batteria “bio”, in grado di accumulare l’energia attraverso l’utilizzo di unità  che sono state ottenute appunto a partire dall’uso della vitamina B2.

L’ateneo canadese ha presentato il suo primo prototipo in questo senso, che per ora può offrire l’alimentazione necessaria ad un apparecchio acustico: tuttavia, i ricercatori sono già  all’opera per cercare di riuscire a sviluppare delle nuove batterie biologiche, contraddistinte da una maggior potenza, e ancora, da uno spessore più ridotto, da una maggiore flessibilità  e, ancora, dal loro aspetto trasparente.

La batteria a vitamina B2 non differisce nell’aspetto da quelle realizzate con gli ioni di litio, e che si trovano pressoché in quasi tutti i gadget elettronici di ultima generazione, tuttavia, al suo interno sfrutta appunto le molecole organiche della riboflavina (anziché quelle di metalli contraddistinti da prezzi importanti e anche da un impatto ambientale notevole), che vengono rilasciate nel momento in cui avviene il collegamento della batteria ad un device.

Per ottenere questo risultato straordinario, i ricercatori dell’Università  di Harvard hanno fatto uso della vitamina B2 ottenuta da funghi OGM, che peraltro è contraddistinta da una lunga durata nel tempo e, ancora, è ad alta tensione. Quest’ultimo particolare è molto promettente per quanto riguarda gli sviluppi futuri, considerando come queste batterie bio potrebbero diventare indispensabili nel mondo dell’IoT.