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Chi ha più bisogno di un server?

Michele Costabile | 10 Aprile 2008

Perché procurarsi un server web, quando si può creare un’applicazione e installarla nella sala macchine più prestigiosa del mondo? Google lancia (in beta) AppEngine, un un servizio di hosting di applicazioni che permette di creare un’applicazione complessa, senza limitarsi a pagine statiche e usare un database.

Perché procurarsi un server web, quando si può creare un’applicazione e installarla nella sala macchine più prestigiosa del mondo? Google lancia (in beta) AppEngine, un un servizio di hosting di applicazioni che permette di creare un’applicazione complessa, senza limitarsi a pagine statiche e usare un database.
Secondo l’annuncio, la qualità  di servizio può scalare fino a qualche milione di page view al mese, mentre lo spazio a disposizione per gli account gratuiti è di 500 MByte. E se non bastasse ancora a fare notizia, aggiungiamo che il linguaggio in cui programmare le applicazioni è Python, un linguaggio molto apprezzato in Google insieme al C.

L’hosting di Google offre un’infrastruttura flessibile, che scala automaticamente al crescere del numero di accessi e bilancia il carico fra i server dinamicamente allocati.le applicazioni hanno a disposizione un database (BigTable) e un file system (GFS) in stile Google: virtuali e dinamici.
La piattaforma applicativa offre anche servizi essenziali, come l’autenticazione degli utenti e l’invio di posta.La scelta di Python come linguaggio è perfettamente in stile Google: un’innovazione coraggiosa e interessante, che guarda a motivazioni tecniche e tiene in poco conto lo stato attuale delle cose. In fin dei conti Google si è assicurata i servizi dell’autore di Python, Guido van Rossum, fin dalla fine del 2005.
Se non ci si ferma alla superficie o all’effetto delle mode, Python è una scelta logica. Java è un linguaggio monumentale per la creazione di piramidi da parte di eserciti di programmatori, Php è un linguaggio nato semplicistico e reingegnerizzato non sempre per il meglio, Perl è un linguaggio che a volte si imbizzarrisce portando il programmatore a perdersi nel suo stesso codice.

Python è un linguaggio geometrico e semplice, con una sintassi che si domina in un paio d’ore e una libreria di supporto completa.
In Python si scrive velocemente, e questa è la velocità  che più di tutte importa a chi ha la responabilità  di uno sviluppo. La compilazione trasparente del codice, però, rende Python veloce e leggero sul processore, e questa è la velocità  che preme agli amministratori di sistema.Probabilmente l’eleganza di Ruby è ancora maggiore, ma Python è nettamente più veloce.Lo sviluppo e il test delle applicazioni per AppEngine si fa sul proprio computer, basta scaricare un Sdk, naturalmente scritto in Python, disponibile per Windows, Mac OS e Linux. Gli utenti Windows dovranno anche installare una versione recente di Python.

Lo Sdk è veramente piccolo, poco più di un paio di BMyte, ma contiene anche uno dei framework più interesanti per la creazione di applicazioni Web: il framework Django, che può vantare fra le referenze anche il Washington Post. Abbiamo parlato di Django in precedenza e ci ha fatto una buona impressione, fatta salva la difficoltà  di trovare una soluzione di hosting che offra Python.

Il framework permette lo sviluppo di un’applicazione sul computer su cui è installato e contiene gli strumenti per la pubblicazione sul server remoto. Un video su Youtube mostra come creare un’applicazione da zero e installarla sul server remoto.Torneremo sicuramente su AppEngine per analizzare in dettaglio il framework, per ora rimandiamo al video dimostrativo.