Successivo

News

Cogito ergo smartwatch, il test

Giorgio Panzeri | 15 Dicembre 2014

Prima considerazione: Cogito Classic è proprio un bell’orologio. Elegante e non troppo invasivo. Seconda considerazione: ha anche funzioni smart, però […]

Prima considerazione: Cogito Classic è proprio un bell’orologio. Elegante e non troppo invasivo. Seconda considerazione: ha anche funzioni smart, però non troppo accentuate. Dimenticatevi i soliti smartwatch poco eleganti, con le ore che si vedono poco, soprattutto in pieno sole, e un’autonomia imbarazzante. Cogito Classic è un orologio digitale con funzioni smart. Ha le lancette che indicano ore e minuti, sotto le quali è presente uno schermo digitale per visualizzare le Schermata 2014-12-15 alle 11.13.05notifiche. Non teme l’acqua (garantito sino a 10 atmosfere) ed è alimentato con due batterie, la prima per il funzionamento normale dell’orologio (durata tre anni), la seconda per la parte digitale (durata un anno). Questo è il secondo punto di forza di Cogito: un anno di autonomia per la parte delle notifiche. Purtroppo non abbiamo la possibilità  di usarlo per un intero anno per valutare se l’autonomia dichiarata sia corretta, ma anche se fossero “solo” sei mesi, la differenza rispetto ai classici smartwatch con Android o Tizen è abissale. La ragione di un’autonomia così elevata è intrinseca alle potenzialità  dell’oggetto: più che uno smartwatch vero e proprio, il Cogito è un segnalatore di notifiche. Arriva un messaggio o una telefonata, l’orologio vibra (purtroppo molto debolmente) ed emette un bip, poi sullo schermo compare l’indicazione del tipo di notifica ricevuta (telefonata, messaggio, posta o altro). È anche possibile visualizzare il testo della notifica, ma sono solo tre righe di pochi caratteri ciascuna ed è poco comprensibile. Se l’autonomia e l’estetica sono i punti di forza del prodotto, le funzioni smart sono il punto di debolezza: non è un vero smartwatch e forse non lo vuole neppure essere. Ci avvisa di ciò che sta succedendo ma poi si dovrà  accedere al telefono per interagire con l’evento. È il prodotto ideale per chi vuole uno smartwatch bello, con tanta autonomia e non troppo invadente.

Il Cogito Classic ha un diametro di 44,4 millimetri, uno spessore di 12 millimetri e un peso di 122 grammi. Il cinturino del modello che ci hanno inviato in prova è in gomma, ma è di tipo standard e volendo può essere sostituito con uno in pelle (attenzione però che quello in gomma permette di tenere l’orologio anche in piscina o sotto la doccia). Per la connessione con lo smartphone, Cogito ha sviluppato le app per iOs (dall’iPhone 4s in poi) e Android (compatibile con i telefoni almeno con la versione 4.3 del sistema operativo di Google). Manca, come per la quasi totalità  degli smartwatch, l’applicazione per Windows Phone. Tramite la app, oltre alle notifiche con Cogito è possibile controllare il player musicale del telefono, scartare foto da remoto e far suonare lo smartphone per rintracciarlo quando non lo si trova più. Abbiamo notato che la portata del Bluetooth non è molto estesa (meno di altri prodotti simili), per cui se ci si muove per casa senza avere il telefono in tasca si perde facilmente il collegamento.

Che dire di questo prodotto dopo un po’ di giorni d’uso intenso? Sicuramente è un orologio che si fa notare. Le notifiche però sono veramente “essenziali” e la vibrazione è quasi inesistente (ho dovuto lasciare attivo il suono – un semplice bip – per non perdere le notifiche). Quindi, è il prodotto ideale per chi privilegia le qualità  dell’orologio rispetto a quelle smart e soprattutto vuole un prodotto che non sia da ricaricare con frequenza (fossero anche solo sei mesi, le batterie utilizzate si trovano a prezzi variabili tra 1 e 2 euro, quindi elevata autonomia e basso costo di esercizio). Il prezzo di listino è di 170 euro, ma su molti siti di e-commerce si trova a meno (per esempio su Amazon è venduto a circa 150 euro).

Lo comprerei? No, devo dire che non è il “mio” prodotto ideale. Però io non faccio testo, perché lo smartwatch che indosso più spesso è il Pebble, un prodotto con un’estetica da schifo che però ha una discreta autonomia (circa una settimana) e soprattutto una vibrazione vigorosa che mi permette di tenere lo smartphone sempre silenzioso.