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Equo compenso, ecco il decreto

Redazione | 15 Gennaio 2010

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È stata approvato ieri dal Ministero dei beni Culturali il decreto Bondi sull’equo compenso, che il ministro aveva firmato lo […]

ICON_ImportanteÈ stata approvato ieri dal Ministero dei beni Culturali il decreto Bondi sull’equo compenso, che il ministro aveva firmato lo scorso 30 dicembre. Com’è noto il provvedimento, già  ampiamente annunciato, prevede un’estensione dell’equo compenso (ovvero di quella fee che viene applicata ai dispositivi elettronici in grado di riprodurre materiale coperto da copyright) anche a nuovi supporti come chiavette usb e cellulari. Il nuovo decreto introduce inoltre il discutibile principio per cui l’importo dell’equo compenso cresce proporzionalmente alla capacità  di memoria degli apparati.
L’allegato tecnico che contiene le novità  lo specifica chiaramente: prendiamo ad esempio la memoria o l’hard disk integrato in un lettore Mp3: il compenso cresce con l’aumentare dei Megabyte: da 128 a 512 Mbyte si paga 2,21 euro, da 512 a 1 Gigabyte 3,22 euro, da 1 a 5 GByte 5,15 euro e cosiì via. Per le memorie trasferibili o removibili ad esempio la tassa è pari a 0, 05 euro per capacità  da 32 MByte a 5 GByte, oltre i 5 GByte si paga 0, 03 euro. Chiavette Usb seguono lo stesso principio: da 256 MByte a 4 GByte il compenso per Gigabyte è di 0,10 euro, oltre è di 0,09.
In queste ore sono giunte proteste da tutte le associazioni di categoria e in paerticolare Confindustria Servizi, Anie (imprese elettrotecniche ed elettroniche), e Assinform sottolineano come «il consumatore sia gravemente penalizzato dal nuovo metodo d’imposizione in quanto si vede costretto a pagare almeno tre balzelli (sui contenuti digitali acquistati, sull’apparecchio, sul supporto digitale), a prescindere dall’effettiva utilizzazione, che farà  effettivamente degli apparecchi acquistati».

Per giunta la crescita della tassa in funzione delle performance del prodotto è una chiara penalizzazione dell’innovazione, che non esiste in un nessun paese al mondo.

Una ulteriore penalizzazione introdotta dal decreto – continua Confindustria – è la sua estensione a tecnologie (cellulari, PC, decoder, game console) che non hanno come funzionalità  principale la duplicazione di contenuti digitali. Il legislatore, nel giustificare tale estensione, si richiama alla situazione europea dove però 23 Paesi su 27 non prevedono alcun compenso sui telefoni cellulari mentre i PC sono tassati in un solo Paese e nessuno tassa le game console.

Per giunta in Italia i contenuti video e musicali fruiti da cellulare prevedono già  delle forme di remunerazione delle licenze sotto forma di abbonamento. le associazioni chiedono al Ministro Bondi di rivedere il decreto che come unico vantaggio ha quello di arricchire le tasche della Siae.