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Google Lunar X Prize: Audi e Suzuki partecipano alla sfida

Davide Micheli | 22 Agosto 2016

Google

Al programma Lunar X Prize di Google lanciato dalla società  di Mountain View, hanno deciso di prendere parte anche le due aziende automobilistiche Suzuki ed Audi.

L’azienda di Sundar Pichai ha deciso di lanciare un concorso dedicato allo sviluppo di un rover per andare sulla luna, e che oltre a raggiungere il nostro satellite, riesca a portare a termine un percorso di almeno mezzo chilometro, trasmettendo delle riprese video in alta risoluzione che possano essere visibili sulla Terra. Google Lunar X Prize è il nome di questa contesa, che prevede un premio da ben 20 milioni di dollari.

Lanciato ufficialmente nel corso del 2007, nel corso di tre anni è riuscito a raccogliere la partecipazione di ben 29 team differenti dislocati in 16 nazioni del mondo, coinvolgendo aziende di ogni tipo, con il risultato che all’inizio di quest’anno, il numero totale di attori privati coinvolti nel progetto ha toccato le 16 unità , tra le quali, due si sono distinte per il livello tecnologico, SpaceIL e American Team.

Questi due attori dovrebbero arrivare a compiere il lancio, e quindi concludere la missione, entro la fine del prossimo anno e, tra le diverse aziende coinvolte nella contesa, si sono aggiunte anche le case automobilistiche Suzuki (che ha stretto al proposito una collaborazione con il team di esploratori lunari privati Hakuto) e Audi, quest’ultima impegnata nella realizzazione di Lunar Quattro con il team Part-Time Scientist.

Il rover dell’azienda giapponese dovrebbe da una parte essere contraddistinto da un peso più contenuto, che permetta una maggior agilità  nella manovra sulle sabbie lunari, senza che il veicolo possa scivolare. Per realizzare ciò, il marchio nipponico si baserà  sulle soluzioni adottate da auto di piccole dimensioni e da fuoristrada di dimensioni compatte dotati di soluzioni con 4 ruote motrici.

Anche il nostro paese prende parte a Google Lunar X Prize, grazie al Team Italia, che conta sul lavoro di Amalia Ercoli-Finzi e di ingegneri del Politecnico di Milano e di Torino, nonché di collaboratori dell’Università  della Sapienza e Federico II, come del resto, di Thales Alenia Space, Compagnia Generale per lo Spazio e, infine, Techno System Developments.