La Questione Palestinese, oltre a tenere banco ormai dalla metà del secolo scorso in ogni sede internazionale, ora si è spostata su un nuovo terreno di confronto, Google Maps: in effetti, un gruppo di giornalisti palestinesi ha accusato la società di Mountain View di aver letteralmente eliminato la Palestina dalle sue mappe, una scelta che violerebbe – a detta degli accusatori – diverse convenzioni internazionali.
Secondo i giornalisti, la società di Sundar Pichai avrebbe eliminato la Palestina da Google Maps in un giorno preciso, il 25 luglio, compiendo una scelta che negherebbe agli stessi palestinesi il loro diritto ad avere la terra palestinese, o ancora, di avere assunto una posizione a favore di Israele. Tuttavia, Big G ha risposto in modo deciso alla polemica, ribadendo che sulle sue mappe la Palestina non è mai stata rappresentata.
L’assenza della terra palestinese era stata anche oggetto di una petizione – diventata virale anche attraverso i social – attraverso la quale si invitavano gli utenti ad utilizzare Bing che, all’interno delle sue mappe, riportava invece la Palestina: la questione ha assunto i toni di una vera e propria polemica, con tanto di hashtag che spingevano gli utenti a boicottare i servizi della società di Mountain View.
In precedenza, quando nel 2012 la Palestina ha ottenuto lo statuto di osservatore non membro dell’ONU, Big G ha cambiato la dicitura presente sul suo portale www.google.ps: in precedenza, questa versione di Google era indicata come dedicata al “Territorio Palestinese“, mentre in seguito alla decisione dell’ONU, Big G ha deciso di adottare il termine “Palestina” all’interno della pagina del motore di ricerca.