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Networking

Il WiFi renderà  smart le lenti a contatto e i pacemaker

Davide Micheli | 22 Agosto 2016

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Dall’Università  di Washington arriva la notizia della creazione di un nuovo sistema di trasmissione WiFi concepito per le lenti a contatto e i pacemaker, che in futuro diventeranno quindi nuovi device smart.

Dagli Stati Uniti, e più precisamente dall’Università  di Washington, arriva la notizia di una scoperta interessante relativamente all’utilizzo del WiFi per rendere smart nientemeno che le lenti a contatto e i pacemaker, un obiettivo concepito appunto per permettere a questi dispositivi di trasmettere informazioni verso piattaforme analitiche o altre infrastrutture utili per utilizzare questi strumenti ausiliari.

La notizia di questa scoperta sarà  ufficialmente presentata al pubblico durante l’evento dell’Association for Computing Machinery’s Special Interest Group on Data Communication, durante la quale verrano illustrati i promettenti risultati ottenuti dall’ateneo americano, che promette di rivoluzionare l’utilizzo di questi device, grazie alla capacità  di ridurre il consumo energetico necessario.

Generalmente, infatti, questi device da sistemare sul corpo umano richiedono una quantità  importante di energia per supportare l’esercizio autonomo di un WiFi tradizionale. E ciò comporta, come conseguenza, la dotazione di batterie di dimensioni troppo importanti per essere sistemate su questo tipo di device. Ma la ricerca statunitense ha permesso la conversione del segnale bluetooth in uno WiFi disponibile per la trasmissione.

In modo particolare, la sperimentazione dell ‘Università  di Washington ha ridotto di 10.000 volte la quantità  di energia necessaria al funzionamento del device, facilitando così l’impiego di soluzioni smart per riuscire a facilitare il monitoraggio di problematiche di salute, grazie alla trasmissione in tempo reale di informazioni sulla patologie di cui soffrono le persone, individuando eventuali anomalie.

Un esempio sintomatico in questo senso è rappresentato dall’uso della lente a contatto, la quale permette di controllare la concentrazione di zucchero nel sangue, esaminando le lacrime provenienti dall’occhio, segnalando eventualmente delle anomalie attraverso la comunicazione verso lo smartphone, che fungerebbe in questo senso da supporto per controllare autonomamente il proprio stato di salute.