Hardware

USB-C: fare chiarezza è importante

Michele Braga | 9 Gennaio 2020

Desktop Notebook

Da Usb a Usb-C: in un quarto di secolo l’interfaccia Usb si è affermata come soluzione condivisa da tutto il settore dell’elettronica. Ha cambiato pelle più volte, creando anche confusione.

Dati, video e alimentazione

Oltre alla trasmissione dati pura e alla possibilità di alimentare I dispositivi anche con alte potenze, l’Usb-C permette di veicolare segnali video DisplayPort, MHL e Hdmi, così come segnali audio e traffico di rete.

Le connessioni di ultima generazione permettono di trasferire non solo dati e informazioni, ma anche video e segnali di alimentazioni per le periferiche collegate.
Le connessioni di ultima generazione permettono di trasferire non solo dati e informazioni, ma anche video e segnali di alimentazioni per le periferiche collegate.

Sulla carta quindi il connettore Usb-C ha tutto ciò che serve per essere davvero una soluzione in grado di fare ordine e di eliminare nel corso del tempo la moltitudine di cavi che oggi siamo costretti ad utilizzare. Purtroppo c’è un “ma”, perché sebbene le specifiche Usb-C permettano di implementare tutte le funzioni che abbiamo citato, è anche vero che i produttori sono liberi di integrare solo le funzioni che desiderano: su un notebook con quattro porte Usb-C solo una di queste potrebbe essere adatta all’alimentazione; come avviene ad esempio sui primi MacBook di Apple dotati di una sola porta Usb-C, questa funzione da porta di alimentazione, da uscita video e da porta Usb 3.1, mentre non supporta il Thunderbolt 3.

La scenario è del tutto identico per i cavi. Un cavo Usb-C completo può essere utilizzato per tutte le funzioni che abbiamo citato, ma il produttore può anche utilizzare un set ridotto o addirittura un’unica funzione pur proponendo il connettore Usb-C. Un esempio è il cavo di alimentazione fornito con i MacBook e MacBook Pro: il cavo fornito da Apple ha il connettore Usb su entrambi i lati così da poter essere collegato all’alimentatore e al notebook. Le terminazioni elettriche di questo cavo sono però solo quelle relative all’alimentazione pura. Ciò significa che se lo utilizzate per collegare, ad esempio, un disco esterno Usb-C non sarete in grado di fare nulla perché mancano tutte le connessioni dati.

Riconoscere porte e cavi

Il connettore maschio e femmina dell’Usb-C è facilmente riconoscibile, ma la situazione è ben diversa quando si tratta di identificare le funzioni supportate. Nel caso delle porte è necessario leggere attentamente le specifiche fornite dal produttore e identificare gli standard supportati: una porta Thunderbolt 3 opera in modo nativo con questa tecnologia, supporta trasferimenti dati fino 10 Gbit/s in modalità Usb 3.1 Gen 2 e permette l’alimentazione. Una porta Usb 3.1 Gen 2 supporta trasferimenti dati fino a 10 Gbit/s, ma potrebbe non consentire l’alimentazione e ovviamente non è compatibile con la tecnologia Thunderbolt. Spesso a fianco della porta trovate piccole serigrafie che indicano il tipo di segnale che è possibile veicolare.

Per quanto riguarda i cavi la situazione è più complicata. Quando acquistate un prodotto assicuratevi che nelle specifiche sia riportata esattamente la funzione di cui avete bisogno. Un cavo Usb-C indicato come 3.0 funzionerà al massimo alla velocità di 5 Gbit/s; se vi interessa la funzione di alimentazione cercate indicazioni relative all’Usb Power Delivery. Mancando indicazioni specifiche sui cavi – fatta eccezione per il logo Thunderbolt che deve essere sempre presente quando supportato – è estremamente difficile individuare il cavo corretto quando se ne posseggono molti che appartengono a dispositivi differenti. È sempre meglio utilizzare il cavo fornito dal produttore.

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