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HowTo

Come prevenire il degrado delle memorie di massa

Gianluca Marcoccia | 13 Febbraio 2018

Hardware Posta

I problemi di data retention in genere si manifestano con un progressivo degrado delle prestazioni velocistiche della memoria di massa. Ecco come “rinfrescare” il contenuto di un intero Ssd.

Sulle pagine di PC Professionale avete già affrontato i problemi di data retention che possono presentarsi con alcune tipologie di memorie flash e in particolare con l’unità Ssd Samsung 840 Evo. Secondo quanto riportato, per quest’ultima, il malfunzionamento sarebbe stato risolto con un aggiornamento del firmware che Samsung ha rilasciato appositamente per questo scopo. Nei forum dedicati a queste periferiche si fa spesso riferimento a situazioni analoghe anche per le unità Ssd di altri produttori, però queste voci raramente trovano conferma. Esiste qualche metodo che possiamo adottare per aggirare (o prevenire) il problema? Possiamo solo fidarci di quanto dicono (o piuttosto non dicono) i produttori? Il dubbio mi sembra legittimo anche perché i modelli (e le memorie flash che essi adottano) cambiano così spesso che diventa difficile capire se un particolare esemplare possa manifestare o meno questo problema. 
Francesco Maria Antelminelli, via Internet

I problemi di data retention in genere si manifestano con un progressivo degrado delle prestazioni velocistiche della memoria di massa. Infatti, nel caso delle memorie flash, il contenuto di una cella di memoria è caratterizzato da un determinato voltaggio, ovvero una tensione superiore (o inferiore) a un certo valore soglia. Quando il contenuto della memoria si degrada questo voltaggio si avvicina sempre di più al valore soglia rendendo difficile riconoscere quale sia il suo stato effettivo. Se ciò si verifica si rende necessario ripetere più volte l’operazione di lettura per individuare quale sia il contenuto reale oppure utilizzare gli algoritmi di correzione dati che però comportano anch’essi un sensibile rallentamento delle prestazioni dell’unità Ssd. In maniera empirica possiamo quindi dire che se eseguendo i benchmark della velocità in lettura notiamo un progressivo abbassamento dei valori, è possibile che ciò sia dovuto al degrado del contenuto delle celle di memoria.

Problematiche di questo tipo dovrebbero essere gestite dal firmware dell’unità Ssd ma, se il produttore non rilascia gli opportuni aggiornamenti, è possibile fare fronte al problema in maniera relativamente semplice. Già in questa rubrica abbiamo segnalato l’utility DiskFresh di Puran Software, gratuita per utilizzo privato e scaricabile all’indirizzo www.puransoftware.com/DiskFresh.html. Questo piccolo programma consente di leggere e riscrivere in sequenza l’intero contenuto dell’unità Ssd, rinfrescando così i valori di tensione delle memorie flash e prevenendo i problemi di data retention e degrado delle prestazioni. DiskFresh è utilizzabile su tutti i sistemi operativi Windows a partire da XP, Vista, 7 e 10 nelle loro versioni a 32 e a 64 bit. Sono inoltre supportate le rispettive versioni Server, 2003, 2008 e 2012.

Samsung 840 EVO

Alcune tipologie di memorie flash possono presentare problemi di data retention ma, con alcuni semplici accorgimenti, è possibile ripristinare prestazioni e affidabilità.

Se si utilizzano altri sistemi operativi, compreso Linux, eseguire la stessa operazione può richiedere alcuni accorgimenti specifici.
Potete agire come segue:
1 procuratevi una distribuzione Live di Linux a 64 bit. Se non avete a disposizione un Dvd-Rom di questo sistema operativo potete facilmente scaricare una sua immagine Iso e masterizzarla su supporto Dvd-R (oppure su una chiavetta Usb);
2 avviate il computer da questo supporto. Così facendo l’unità Ssd che volete “rinfrescare” non risulterà montata come periferica di avvio e potrà essere gestita in piena sicurezza,
3 tramite la distribuzione Linux Live scaricate il codice sorgente del programma rewrite-inplace all’indirizzo https://github.com/yktoo/yktools/blob/master/rewrite-inplace.c,
4 compilate rewrite-inplace con il comando
gcc rewrite-inplace.c -o rewrite-inplace
5 lanciate ora il software GParted (solitamente presente sul supporto di Linux) e individuate quale nome di device è stato assegnato all’unità Ssd,
6 dopo aver accertato che il device appena individuato non sia montato, potrete eseguire il comando
sudo rewrite-inplace /dev/sdaX
dove /dev/sdaX è il nome individuato in precedenza,
7 attendete l’esecuzione dell’utility, operazione che può richiedere anche qualche ora, in dipendenza delle dimensioni dell’unità da trattare e della velocità del controller a cui essa è collegata;
8 completato il “rewrite”, per sicurezza digitate il comando
sudo fsck -f  /dev/sdaX
che verificherà l’integrità del file system dell’unità Ssd ed eliminerà eventuali errori. Con questa operazione sarà ripristinata la piena affidabilità (ed efficienza) dell’unità Ssd.

Il “rinfresco” del contenuto delle memorie di massa è una operazione consigliata in particolare se le unità Ssd rimangono scollegate dalla corrente e inutilizzate per molti mesi perché, in questi casi, le funzioni di prevenzione del degrado della memoria flash implementate dal firmware non vengono eseguite. Allo stesso modo l’operazione di riscrittura dell’intero contenuto può essere consigliata anche per le memorie di massa a piattelli magnetici utilizzate per l’archiviazione a lungo termine e in particolare se queste devono rimanere scollegate dal computer. Anche in questo caso la riscrittura porta al ripristino della superficie dei piattelli magnetici, preservando i dati e la loro integrità.

(tratto dalla Rubrica POSTA del numero 323 di PC Professionale, vi ricordiamo che per questioni di tipo tecnico o comunque legate al funzionamento o al malfunzionamento di hardware o software potete scrivere all’indirizzo di posta elettronica: [email protected]
Compatibilmente con la natura del problema cercheremo di rispondere sulle pagine del giornale. Non vengono fornite risposte dirette via mail.)