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L’Unione europea vara la strategia per il cloud computing

Redazione | 28 Settembre 2012

Cloud

Da tempo la commissione Europa si è accorta del potenziale delle tecnologie cloud sia in termini di risparmi di costi […]

Da tempo la commissione Europa si è accorta del potenziale delle tecnologie cloud sia in termini di risparmi di costi che di efficienza operativa e ieri c’è stata la prima presentazione ufficiale di una strategia unica europea sul cloud computing. Neelie Kroes,  responsabile per l’Agenda Digitale Europea, ha ricordato che sul piatto c’è un’economia globale che vale 160 miliardi di euro, che dall’adozione del cloud può trarre immensi benefici in tutti i settori. Studi commissionati dall’Unione Europea nel 2011 hanno mostrato che l’80% delle imprese abilitate al cloud ha ottenuto una riduzione di costi dell’ordine del 20%, insieme ad altri vantaggi come una miglior mobilità  lavorativa (46%) e produttività  (41%) e una standardizzazione maggiore. E non sono solo le aziende a beneficiare del cloud computing, ci sono anche le pubbliche amministrazioni, i trasporti, la sanità  e molti altri comparti.

Il problema è che attualmente ogni nazione ha implementato differenti strategie ed esiste una forte frammentazione dovuta anche alle differenti legislazioni nazionali che regolano la protezione e sicurezza dei dati. Il fiorente mercato del cloud computing in Europa è stato, in pratica, in gran parte nazionale. Il risultato è un mosaico di reti cloud incompatibili fra loro che minaccia di ostacolare ulteriormente una diffusa adozione di questi servizi nell’Unione. I dati di una recente indagine di BSA rilevano infatti che meno di un quarto (il 24%) dei cittadini europei accede a servizi cloud, rispetto al 34 per cento a livello globale, e la stragrande maggioranza degli utenti di PC europei non ha familiarità  con il cloud computing, il 65 per cento “non ne ha mai sentito parlare” o ha “solo sentito il nome”.

Lungi dal voler creare un unico Super Cloud Europeo (intesa come infrastruttura hardware dedicata a offrire servizi  pubblici di tipo cloud ai cittadini) la Commissione intende però dar vita a un’offerta pubblica di tecnologie cloud che risponda a standard europei ben precisi, non solo dal punto di vista regolatorio, ma anche come apertura e sicurezza.

Ciò non impedirà  poi alle singole autorità  pubblche di farsi la propria rete cloud privata per trattare con il dovuto rispetto i dati sensibili dei cittadini, ma in generale i servizi cloud offerti in ambito pubblico dovranno sottostare a regole di standardizzazione comuni.

L’uso di politiche cloud-friendly nel settore pubblico dovrebbe generare un PIL di 250 miliardi di euro il 2020 contro una previsione di 88 miliardi di euro di prodotto interno lordo in uno scenario di assenza di tecnologie cloud, sempre secondo gli studi commissionati dalla Commissione Europea. Non solo dal 2015 al 2020 verrebbe generato un impatto cumulativo per oltre 600 miliardi di euro con una ricaduta positiva anche in termini di nuovi posti di lavoro: 2,5 milioni in più previsti al 2020.

Per l’Agenda Digitale Europea il principale obiettivo è quello di aprire l’accesso ai contenuti digitali, risolvendo le problematiche legate ai copyright e alle gestione delle licenze in ambito sovranazionale. Perché il cloud possa funzionare bene come piattaforma unica per i contenuti digitali occorre un modello distributivo che renda possibile accedere a informazioni di vario tipo (audio, video, libri) su tutte le periferiche mobili e nei singoli paesi dell’Unione.

Un approccio potrebbe essere quello di un accordo commerciale congiunto tra fornitori di servizi cloud e detentori dei diritti d’autore, per dare libero accesso agli utenti, a partire da un unico account, a tutti i contenuti digitali sui vari dispositivi, indipendentemente dal territorio in cui ci si trova in quel momento. Per gli utenti consumer il cloud funzionerebbe un po’ come una cassaforte digitale dove custodire i propri file e nello stesso tempo anche come uno strumento per sincronizzare i contenuti tra i vari dispositivi digitali, senza limitazioni o barriere territoriali.

Chi fosse interessato ad approfondire il testo della Commissione Europea diramato ieri qui c’è il link al documento.