Successivo

Magazine

Una nuova Microsoft

| 4 Febbraio 2015

Il lupo, si dice, perde il pelo ma non il vizio. Eppure sotto la guida di Satya Nadella, che a […]

Il lupo, si dice, perde il pelo ma non il vizio. Eppure sotto la guida di Satya Nadella, che a febbraio dello scorso anno ha sostituito Steve Ballmer alla guida della società , Microsoft sembra davvero cambiata radicalmente. Vi ricordate i famigerati “documenti di Halloween”? Probabilmente no, visti gli anni che sono passati. Si trattava di memorandum riservati, poi finiti nelle mani del noto paladino dell’open source Eric Raymond che li rese pubblici. Redatti da un product manager della società  di Redmond, identificavano nell’open source – e in particolare in Linux – il principale ostacolo al dominio di Microsoft nel mondo del software, proponendo come modo per superarlo la famigerata strategia poi soprannominata “Embrace, Extend and Extinguish”: abbraccia, estendi e distruggi.

Dato che i progetti open source erano riusciti ad avere successo nel mondo dei server grazie all’uso di protocolli di comunicazione standard, l’autore suggeriva che le campagne di disinformazione non sarebbero bastate per sconfiggere Linux &C (non che Microsoft non le abbia poi messe in atto, anzi…). Bisognava estendere i protocolli in uso e renderli proprietari e non documentati. Correva l’anno 1998, e negli anni successivi Microsoft ha percorso ogni strada possibile per tentare di spegnere la minaccia dell’open source: i fatti sono ben noti, grazie anche ai documenti emersi nel corso della famosa causa antitrust intentata nei suoi confronti dal Dipartimento della Giustizia Usa.

Ebbene, tutto ci saremmo aspettati tranne che di vedere un Ceo di Microsoft nell’immagine in alto. “Microsoft ama Linux”: cos’è, uno scherzo? Nessuno scherzo, ma il messaggio di una delle slide proiettate da Nadella lo scorso ottobre durante un evento dedicato ad Azure, la piattaforma Microsoft per il cloud computing. Nel suo intervento Nadella ha professato l’amore della sua azienda per Linux, e per dimostralo ha fatto notare come il 20% delle macchine virtuali che girano su Azure siano proprio installazioni Linux. Pochi giorni dopo è arrivata un’altra notizia di quelle che ai tempi di Ballmer ci avrebbero fatto pensare a una bufala: stiamo parlando della decisione di rilasciare con licenza MIT open source molti componenti dell’architettura .NET, compreso il Common Language Runtime.

Non c’è nessuna possibilità  di vedere Windows diventare open source, naturalmente, ma il processo di sviluppo della prossima versione sembra aperto come non mai al feedback degli utenti. Insomma, sembra che Microsoft abbia davvero imboccato un “nuovo corso”, e non possiamo che esserne lieti.

Maurizio Bergami