Venerdì scorso, come un fulmine a ciel sereno, è arrivata la notizia delle dimissioni di Steve Ballmer da Ceo di Microsoft. L’uomo che da più di 13 anni è alla guida della più grande software house del mondo ha deciso di ritirarsi dall’incarico di Ceo entro un anno, per passare la mano a qualcuno della nuova generazione, forse più capace di transitare l’azienda verso il nuovo mondo di dispositivi mobili.
Due sono infatti le parole chiave che stanno compromettendo il futuro di Microsoft: mobile e cloud computing. Su entrambi i fronti Steve Ballmer ha cercato di porre rimedio: da un lato presentando, in ritardo, la famiglia di tablet Microsoft Surface per Windows 8, e lanciando nel contempo il sistema operativo mobile Windows Phone frutto dell’accordo con Nokia; dall’altro rivoluzionando il mondo del software pacchettizzato con l’annuncio di Microsoft Office 365, la prima licenza di Office acquistabile solo via Internet a fronte di un canone di abbonamento annuale. Non sono mancati colpi di scena neppure sul segmento Internet e social network, vista l’acquisizione di Skype per 8,5 miliardi di dollari e quella di Yammer. Eppure tutto ciò non è riuscito a disgiungere l’immagine di Steve Ballmer da quella dell’artefice del successo di Windows, del personal computer e dei PC server, un mondo oggi pericolosamente in declino, e sorpassato proprio dai tablet e dal cloud computing.
Più di tutto però, nella decisione di passare la mano deve aver pesato il cattivo andamento del titolo azionario che in questi 13 anni ha perso il 33%. Ora si attendono notizie sulle successione.