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Foxconn rimpiazza gli operai con i robot

Michele Braga | 26 Maggio 2016

Apple iPhone Smartphone

Il polo manifatturiero dell’industria elettronica di Kunshan – nella provincia di Jiangsu – sta cercando di apportare un cambiamento alla struttura del modello […]

Il polo manifatturiero dell’industria elettronica di Kunshan – nella provincia di Jiangsu – sta cercando di apportare un cambiamento alla struttura del modello di lavoro con l’intendo di ridurre in modo drastico il costo del lavoro e di fare fronte all’elevato numero di vittime all’interno degli impianti di produzione (nel 2014 furono ben 146 a causa di una esplosione in una struttura di produzione). Da più di un anno in questa contea, che attrae la maggior parte delle commesse di produzione dalla vicina Taiwan, è in atto una forte trasformazione che mira a accelerare la crescita e la riduzione del costo del lavoro attraverso la sostituzione di personale umano con i robot. Lo scenario potrebbe essere uno sfondo perfetto per un romanzo di fantascienza dove i robot prendono il posto della forza lavoro umana. Di fatto è tutto più che reale, tanto che anche la ben conosciuta Foxconn – partner strategico di Apple nella produzione degli iPhone – ha ridotto la propria forza lavoro di 60.000 unità , passando da 110.000 dipendenti a “solo” 50.000 lavoratori.

La notizia è stata riportata dal South China Morning Post che ha raccolto le dichiarazioni di Xu Yulian -responsabile per le pubbliche relazioni del governo locale – e che ha raccontato come lo stabilimento Foxconn nella contea di Kunshan “ha ridotto la propria forza lavoro da 110 mila a 50 mila persone grazie all’introduzione dei robot e ha segnato un successo nella riduzione del costo del lavoro”. “Altre compagnie seguiranno l’esempio”, ha aggiunto Xu Yulian che spiega ancora come “solo nel 2015 trentacinque compagnie taiwanesi attive nella contea (che attrae capitali soprattutto da Taipei) hanno investito complessivamente circa 610 milioni di dollari in robotica e intelligenza artificiale”.

Foxconn, che lo scorso gennaio ha ricevuto un contributo governativo da 12 milioni di dollari per proteggere i posti di lavoro a fronte del crollo negli ordinativi degli iPhone (-20% a dicembre del 2015), resta in testa al gruppo di aziende che stanno portando avanti questo cambiamento.  Alla base di questa accelerazione verso una catena produttiva sempre più automatizzata c’è il calo delle vendite degli smartphone e il riconoscimento che questo mercato ormai saturo impone una riduzione del costo del lavoro alla fonte per poter restare competitivi attraverso prezzi di vendita sempre più aggressivi. Si tratta però di un bruttissimo colpo per il grande gruppo di lavoratori emigrati – sono circa un milione e mezzo di cinesi – che si spostano per cercare impiego all’interno di queste industrie che producono smartphone e dispositivi tecnologici di ultima generazione.

Il cambiamento in atto non è solo all’inizio della catena di produzione degli iPhone, perché la stessa Apple – durante l’evento dello scorso 21 marzo – ha presentato Liam, un robot in grado di disassemblare gli iPhone per recuperare i materiali di costruzione da immettere nuovamente nella catena di produzione. In quell’occasione Apple ha dichiarato che un robot Liam è in grado di disassemblare fino a 1,2 milioni di iPhone all’anno.