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Smartphone: ecco la comunicazione con le cellule umane

Davide Micheli | 23 Gennaio 2017

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Un gruppo di ricercatori ha individuato una soluzione che permette agli smartphone – e in genere ai device elettronici – di comunicare con le cellule umane: vediamo insieme di che cosa si tratta.

Utilizzati già  ampiamente per monitorare parametri della salute, gli smartphone, smartwatch o le bande per il fitness non offrono tuttavia una soluzione per individuare l’eventuale presenza di virus nel corpo umano, suggerendo l’uso di farmaci ad hoc: ciò non è stato possibile, finora, giacché elettronica e biologia non sono stati messi in comunicazione con qualche tecnologia.

Ma grazie alla scoperta di alcuni ricercatori, tutto ciò potrebbe cambiare: un gruppo di scienziati, infatti, ha individuato una soluzione che consente agli elettroni di individuare cellule batteriche, una scoperta sensazionale, che potrebbe trasformare i nostri device in strumenti per controllare in maniera ancor più attiva il nostro stato di salute, proponendo anche cure.

Nel mondo elettronico, sono gli elettroni a spostare le informazionie: in quello biologico, sono invece le molecole a preoccuparsi di ciò e, proprio tra queste, la classe redox è in grado di “supportare” anche il trasporto di elettroni dopo l’ossidazione o la riduzione: tramite la modifica genetica di un batterio, i ricercatori hanno reso possibile l’individuazione di molecole redox con informazioni rilasciate dall’elettrodo di un device.

In seguito, sottoponendo la piocianina – molecola redox conosciuta – ad una tensione, avviene l’attivazione o disattivazione delle cellule dello stesso batterio, con il risultato che è possibile monitorare la sintesa di una proteina dal caratteristico colore verde. I ricercatori hanno anche impiegato altre soluzioni per rendere possibile il trasporto del batterio e, ancora, per cambiare il comportamento di una colonia cellulare.

Tramite l’inversione di polarità  dell’elettrodo, del resto, gli scienziati sono riusciti a cambiare lo stato della piocianina, passando dall’ossidazione alla riduzione, ottenendo così una ciclità  nelle attività  compiute dalla cellula. Questa soluzione, se applicata in ambito medico, potrebbe consentire di utilizzare una capsula – con all’interno della microlettronica – in grado di individuare un eventuale agente patogeno, “annientandolo” tramite la somministrazione del necessario farmaco.

Alla stessa maniera, sfruttando questo tipo di comunicazione, un device elettronico potrebbe essere impiegato per la programmazione di un batterio, per esempio qualora fosse necessario stimolare la produzione di composti chimici.