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Pubblicità  online: Methbot ruba 5 milioni di dollari al giorno

Davide Micheli | 26 Dicembre 2016

Internet

Methbot è il nome di una rete di sistemi attraverso la quale è stata messa in piedi una clamorosa truffa al danno degli operatori della pubblicità  online, con un danno di circa 5 milioni di dollari al giorno.

La società  di sicurezza informatica White Ops, ha rivelato l’esistenza di un sistema truffaldino – Methbot – che nel corso di alcuni mesi ha distorto in maniera importante il mercato della pubblicità  online, arrivano a causare una truffa di notevoli proporzioni: si parla di circa 5 milioni di dollari al giorno che, tramite questi bot, sono stati percepiti dai truffatori.

Per il comparto della pubblicità  online, si tratta di una vicenda che non conosce precedenti per quanto riguarda le dimensioni della stessa: Methbot, del resto, può contare sulla presenza di circa 600’000 bot che, quotidianamente, avevano il compito di spacciarsi per utenti umani, generando visualizzazioni, visite nonché preziosi e remunerati clic sui vari banner pubblicati.

Nel complesso, secondo il reporto di White Ops, il sistema avrebbe reso ai suoi ideatori una somma pari a 120 milioni di dollari, un’attività  resa possibile dagli hacker che si sono premurati di assegnare ad ogni bot un’identità , impostando posizioni geografiche sparse in tutto il mondo, assegnando profili social e, ancora, generando cookie su siti noti.

I siti utilizzati per generare questo enorme profitto erano stati creati con l’intento di dare agli stessi le sembianze di operatori famosi (ESPN; Wall Street Journal; Fox News; ma anche Corriere della Sera ed HuffingtonPost). I servizi pubblicitari non sono riusciti per lungo tempo ad accorgersi di questi “utenti” fasulli, classificandoli come bot, a differenza di White Ops che già  era riuscita a notare alcune anomalie in termini di volume delle visite dei portali.

Il sistema è cresciuto al punto tale che, come detto, le visualizzazioni, le pagine visite e i volumi degl’introiti sono diventati troppo importanti perché potessero essere veritieri: e a quel punto, White Ops ha potuto certificare in maniera più che lampante la natura truffaldina nascosta dietro a Methbot.