Successivo

Security

Anche lo spam è made in China, lo dice l’ultimo report di Kaspersky Lab

Redazione | 26 Giugno 2012

Sicurezza

Il mese di maggio ha visto diminuire del 3,4% la quota di spam nel traffico mail, anche se i massaggi […]

Il mese di maggio ha visto diminuire del 3,4% la quota di spam nel traffico mail, anche se i massaggi spazzatura rappresentano comunque sempre un buon 73,8% del traffico mail complessivo. Il dato interessante emerso dall’ultimo report di Kaspersky Lab riguarda però l’origine dello spam: aumentano le mail contenenti proposte di collaborazioni con  produttori di articoli made in China, (nel campo tessile o dei materiali plastici) o con intermediari di operazioni commerciali con società  cinesi. Nel corpo della mail gli spammer inseriscono un indirizzo di posta elettronica che dovrebbe servire al destinatario a mettersi in contatto con le imprese locali in Cina. Si tratta ovviamente di messaggi che sfruttano la prosperità  e popolarità  dell’economia cinese per attirare l’interesse di investitori internazionali su questi mercati, ma ovviamente dietro non c’è alcun legame ufficiale con le imprese della Repubblica Popolare cinese. Le statistiche dei Kaspersky Lab mostrano come un buon 25% dei messaggi di spam indirizzati verso il continente europeo sia stato distribuito da spammer situati nel territorio della repubblica Popolare cinese, un altro 12,5% dall’India che insieme a India e Corea fanno circa la metà  del traffico spam complessivo.

Gli allegati nocivi erano presenti nel 3,2 % del messaggi di posta circolati a maggio 2012 e in base ai rilevamenti compiuti dall’antivirus e-mail di Kaspersky Lab nell’ambito dei sistemi di posta elettronica la top 10 dei programmi nocivi più diffusi vede ancora in testa  il malware Trojan-Spy-Html.Fraud.gen che nell’ultimo mese ha registrato una diminuzione del 4,9% mantenendo una diffusione pari all’8,82%. Questo malware si presenta sotto forma di una pagina Html in grado di riprodurre form di registrazione di determinati servizi di banking online e altri servizi erogati dal web. Se  l’utente riempie il form con i propri dati questi ultimi vengono carpiti e riutilizzati da malintenzionati. Nel seguito vi riportiamo la classifica elaborata dai Kaspersky Labs.

Passando agli attacchi di phishing le categorie più bersagliate sono ovviamente le istituzioni finanziarie e le banche (24,5%) seguite da Facebook che da solo ha subito il 20% 20% del volume complessivo di tentativi di phishing attuati nel mese di maggio. Anche i siti di aste on line e di scommesse e giochi rientrano nel mirino dei cybercriminali. In diminuzione invece lo spam sui siti di Viaggi e Vacanze, normalmente molto colpiti in questo periodo dell’anno. Forse anche questo è un segnale della crisi economica gneralizzata?