Ieri la Commissione Europea ha reso noti i contenuti della riforma della normativa UE del 1995 in materia di protezione dei dati, che per la parte legislativa consta di un regolamento e di una direttiva. Come già PC Professionale aveva anticipato nei giorni scorsi , si tratta di una proposta di legge unitaria, pensata per rafforzare la privacy on line dei cittadini senza sperò soffocare lo sviluppo dell’economia digitale.
“Solo 17 anni fa nemmeno l’1% dei cittadini europei sapeva usare Internet. Oggi non si contano i dati personali trasferiti e scambiati attraverso i continenti e per l’intero globo in qualche frazione di secondo” ha dichiarato Viviane Reding, vicepresidente e commissaria UE per la giustizia.
“La protezione dei dati personali è un diritto fondamentale di tutti i gli europei, eppure non sempre i cittadini sentono di avere il pieno controllo dei propri dati”. Per questo l’Unione europea ha pensato a redigere un corpus unico di norme valide in tutti i 27 stati membri, abolendo anche inutili oneri amministrativi per le imprese, come l’obbligo di notificare tutti i trattamenti all’autorità di protezione dei dati (un’incombenza che alle aziende costa 130 milioni di euro all’anno) sostituito da un rendiconto obbligatorio per chi tratta i dati.
Imprese ed organizzazioni poi hanno il dovere di comunicare tempestivamente alle autorità nazionali di controllo, i casi gravi di violazione dei dati e dovranno richiedere esplicitamente il consenso per il trattamento dei dati personali, ogni qualvolta sia previsto, senza basarsi sul tacito assenso dei cittadini.
La riforma sancisce anche il diritto alla portabilità dei dati da un servizio all’altro e il tanto atteso diritto all’oblio: “chiunque potrà legittimamente cancellare i propri dati se non sussistono motivi legittimi per mantenerli”.
Le autorità nazionali indipendenti di protezione dei dati avranno maggiori poteri in modo da applicare meglio le norme UE nei rispettivi paesi. Ad esempio potranno infliggere alle imprese che non rispettano queste norme, sanzioni pecuniarie fino a 1 milione di euro o pari persino al 2% del fatturato mondiale annuo. Le proposte della Commissione passano ora al Parlamento europeo e agli Stati membri dell’Unione per la discussione e, una volta adottate, non entreranno in vigore prima di due anni.