Nel corso di questo 2016, nessun malware è riuscito a conquistare la scena quanto i ransomware, quei codici malevoli in grado di mettere sotto sequestro i dati e i device degli utenti, rendendoli inutilizzabili da parte dei legittimi proprietari che, di fronte a queste incursioni, spesso hanno deciso di pagare dei riscatti per porre rimedio all’importante problematica.
Secondo gli ultimi dati, è emerso come nell’ambito business gli attacchi siano sempre più diffusi: gli stessi hanno una frequenza ora di uno ogni 40 secondi (contro un attacco ogni due minuti),”mentre l’utenza consumer è presa di mira da queste incursioni dei criminali informatiche almeno una volta ogni 10 secondi (in precedenza, vi era invece un attacco ogni 20 secondi).
Questi dati impietosi li ha resi noti nel suo report annuale sulle minacce informatiche la società Kaspersky Lab, la quale ha sottolineato come, nel corso del terzo trimestre di quest’anno, più di 800’000 persone sono state vittime dei ransomware: e in tanti casi, l’utente – fidandosi dell’etica dell’hacker – ha provveduto a pagare il riscatto richiesto.
In futuro, secondo gli esperti, complice anche una maggior diffusione ed accessibilità a questi materiali malevoli da parte di cybercriminali dall'”etica” inferiore, gli utenti potrebbero presto ritrovarsi a pagare riscatti senza ottenere comunque la chiave per decriptare i dati…