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Sicurezza: l’elemento umano è il vero punto debole

Redazione | 29 Aprile 2016

Anche quest’anno Verizon ha presentato il suo report Data Breach Investigations che evidenzia come i cyber-criminali stiano continuando a sfruttare […]

Anche quest’anno Verizon ha presentato il suo report Data Breach Investigations che evidenzia come i cyber-criminali stiano continuando a sfruttare la natura umana utilizzando noti modelli di attacco come il phishing e aumentando il ricorso a ransomware.

I dati del report, succintamente riassunti, non sono rassicuranti.
– L’89% di tutti gli attacchi implica motivazioni finanziarie o di spionaggio;
– La maggior parte degli attacchi sfrutta vulnerabilità  conosciute ma irrisolte, nonostante le patch siano disponibili da mesi, se non addirittura anni. Infatti, le dieci vulnerabilità  più conosciute hanno riguardato l’85% degli exploit di successo;
– Il 63% delle violazioni di dati rilevate ha interessato l’utilizzo di password deboli, predefinite o sottratte.
– Il 95% delle violazioni e l’86% degli incidenti di sicurezza segnalati rientra in sole nove tipologie precedentemente individuate;
– Gli attacchi ransomware sono in crescita del 16% rispetto ai dati riportati nel report del 2015;

Una modalità  in sensibile ascesa rispetto allo scorso anno è il phishing, che si verifica quando un utente finale riceve un’e-mail da una fonte fraudolenta. È allarmante notare come nel 30% dei casi questi messaggi di phishing vengano aperti – un dato in crescita rispetto a quello registrato nel DBIR 2015 (23%) – e come il 13% di questi utenti abbia cliccato sull’allegato malevolo o sul link dannoso, permettendo l’infiltrazione di un malware e l’accesso dei cyber-criminali.

Negli anni precedenti, il phishing è stato un modello di attacco utilizzato esclusivamente per il cyber-spionaggio, ma nel report di quest’anno è presente in sette delle nove tipologie di incidenti individuate. Questa tecnica è estremamente efficace e offre agli attaccanti una serie di vantaggi, come tempi molto stretti di compromissione del sistema e la possibilità  di concentrarsi su individui e organizzazioni specifiche.

verizon

Alla lista di errori descritta da Verizon commessi dal singolo individuo vanno aggiunti quelli perpetrati dalle organizzazioni stesse. Classificati come “errori di vario tipo”, questa tipologia di incidenti è al primo posto nella classifica delle violazioni di sicurezza individuate dal report di quest’anno. Infatti, il 26% di questi errori riguarda l’invio di dati sensibili al destinatario errato. Altri errori presenti in questa categoria sono: eliminazione non corretta di informazioni aziendali, errori nella configurazione dei sistemi informatici, furto o smarrimento di dispositivi come laptop o smartphone.

La rapidità  con cui viene commessa un’azione di cybercrime rappresenta una tra le crescenti preoccupazioni dei ricercatori di Verizon nel campo della sicurezza. Nel 93% dei casi, gli attaccanti impiegano un minuto o meno per compromettere un sistema, mentre il furto di dati si verifica in pochi minuti nel 28% dei casi.

Internet of Things a rischio

Nel report di quest’anno, così come già  rilevato nell’edizione 2015 dello studio, la compromissione di dispositivi mobili o dell’Internet of Things non rappresenta un fattore significativo. Tuttavia, l’edizione 2016 del DBIR evidenzia come esistano già  una serie di prototipi di exploit e che si tratta perciò solo di una questione di tempo prima che si verifichi una violazione su più larga scala che coinvolga dispositivi mobili e IoT. Ciò significa che le organizzazioni non possono abbassare la guardia e devono proteggere i propri smartphone e i vari oggetti connessi.

Importante notare, inoltre, che gli attacchi alle applicazioni web sono saliti al primo posto nella classifica delle violazioni di dati e che il 95% delle violazioni di questo tipo sono legate a motivazioni finanziarie.