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Smartwatch per bambini, lo stop arriva dalla Germania

Grazia Di Maggio | 20 Novembre 2017

Smartwatch

È intervenuta l’Agenzia Federale per la sicurezza in rete con un comunicato molto forte: “genitori non comprate questi smartwatch”.

Germania, guai in vista per il mercato degli smartwatch, ad intervenire l’Agenzia Federale per la sicurezza in rete del Paese.

Si tratta di dispositivi progettati per i bambini, l’età indicata varia dai 5 ai 12 anni, quindi fino alla prima adolescenza, sono sul mercato già da un po’ ma l’ente è intervenuto affermando che la vendita dovrebbe essere sospesa per salvaguardare la privacy di chi li utilizza.

Quale lo scopo di tali strumenti? Questi orologi sono stati creati per permettere ai genitori di monitorare le attività quotidiane dei loro figli mediante la tecnica dell’ascolto, quindi in altre parole sono degli apparecchi che permettono di sentire e controllare tutto quello che accade attorno ai propri figli. Tutto ciò ha generato uno stato di allarmismo partito dai vertici dell’Agenzia Federale che hanno definito l’utilizzo degli smartwatch come un’attività illegale pari allo spionaggio. Non si sa, infatti, chi oltre ai genitori possa ascoltare i momenti di vita dei bambini oltre ad aver accesso a conversazioni private.

Difatti la legge del Paese impedisce di controllare o spiare conversazioni di insegnanti, di persone che si trovano finanche per puro caso accanto al proprio figlio, se non volute per motivi giudiziari ma in quel caso si chiamano intercettazioni, ed è tutta un’altra storia. Dunque, lo scorso venerdì è giunto un comunicato che raccomanda i genitori di non comprare questi smartwatch per i propri figli perché svolge un’attività non garantita dalla legge.

Le vendite sarebbero già diminuite e si pensa che nel giro di qualche tempo verranno rimossi dal mercato così come è accaduto con altri giocattoli che svolgevano attività di videosorveglianza.

Bisognerebbe trovare una soluzione legale probabilmente non basata sull’ascolto piuttosto sulla posizione e il controllo degli spostamenti. Sicuramente non è il primo caso, ci sono state bambole e app che abbracciavano le stesse dinamiche: chi può ascoltare e avere informazioni sui soggetti che utilizzano tali oggetti? Soltanto i genitori? Inoltre, tali soggetti con quale autorità si ritrovano ad ascoltare conversazioni tra persone che non li vedono presenti? Interrogativi difficili da sciogliere.