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Approvata la riforma del mercato unico delle TLC

Redazione | 12 Settembre 2013

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L’Europa getta le basi dal punto di vista legislativo perché possa svilupparsi a breve un mercato unico delle comunicazioni tra […]

bandiera europaL’Europa getta le basi dal punto di vista legislativo perché possa svilupparsi a breve un mercato unico delle comunicazioni tra i 28 paesi membri. Dopo anni di frammentazione eccessiva tra operatori mobili, (in Europa ce ne sono più di 100 mentre negli Stati Uniti ce ne sono solo 4)  e dazi applicati sotto forma di costi di roaming ogni volta che si superavano i confini del proprio paese di origine, la Commissione delinea un mercato dove i consumatori possano acquistare servizi da qualsiasi operatore presente nel territorio dell’Unione e non solo più da quelli nazionali. Ugualmente gli operatori potranno allagare la propria offerta di prodotti e servizi al di fuori dei confini nazionali, rivolgendosi a un potenziale pubblico composto dai cittadini dei 28 paesi dell’Unione. Ci vorrà  quindi una sola autorizzazione per operare in uno degli Stati membri e sarà  semplificato anche il modo in cui i provider potranno avere accesso alle reti di altri operatori mediante contratti di affitto.

Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea, ha così commentato il provvedimento approvato ieri a Bruxelles “I progressi verso un mercato unico delle comunicazioni sono essenziali per il futuro economico dell’Europa”.  “Oggi La Commissione Europea ha detto no ai costi di roaming, si alla net neutrality, si a nuovi investimenti e posti di lavoro” ha aggiunto Neelie Kroes, commissaria per l’Agenda Digitale e promotrice del Telecom Package.

 

Ma vediamo in concreto cosa cambierà : dal 1 luglio 2014 spariranno sia i costi di roaming internazionale sulle chiamate in arrivo sui cellulari e le compagnie telefoniche potranno scegliere se applicare in tutta Europa gli stessi piani telefonici ispirandosi al principio “roam like at home” (quindi praticando le stesse tariffe del mercato domestico), oppure lasciare liberi gli utenti di scegliere un provider alternativo per i servizi di roaming che offre loro tariffe più basse, e questo senza dover acquistare una nuova Sim card.

Altra novità  riguarda i costi delle chiamate internazionali su rete fissa e mobile: le prime saranno equiparate ai costi delle interurbane e gli operatori non potranno applicare tariffe aggiuntive; le seconde (cioè le chiamate su cellulare tra i paesi membri dell’Unione) non potranno superare la tariffa di 19 centesimi di euro al minuto (+Iva).

E veniamo alla parte relativa a Internet: fino ad oggi ha detto la Kroes non c’è stata alcuna legge che garantisse ai cittadini europei il diritto ad accedere a un’ Internet aperta, oggi vengono dettate delle regole comuni a tutti gli Stati membri. La prima è che viene vietato il blocco totale o parziale dei contenuti Internet e l’accesso alla rete resta aperto e senza discriminazioni applicate in base ai costi di accesso, o alla velocità  garantita dall’abbonamento Internet. Oggi dice la Commissaria per l’Agenda Digitale Europea, il 21% degli abbonati a Internet su rete fissa e il 36% degli abbonati su rete mobile subisce restrizioni nell’accesso a servizi come il Voip e il P2p.

Nella riforma si precisa però anche che gli Internet provider potranno continuare a offrire “servizi specializzati” con un livello di qualità  garantita (come nei casi dell’Iptv, del video on-demand o delle applicazioni in ambito medicale con immagini ad alta risoluzione, o nel cloud computing) fino a quando questo non comprometterà  la velocità  dei collegamenti promessa a tutti gli altri clienti. E soprattutto gli operatori potranno stringere accordi con i content provider per offrire un miglior servizio di accesso per certi contenuti, facendo pagare di più agli utenti per questi ultimi. Questa nuova fonte di profitto dovrebbe aiutare le telco a finanziarsi gli investimenti e a migliorare le infrastrutture di rete  esistenti.  I servizi Internet specializzati non dovranno andare a discapito della qualità  dell’ Internet “normale” e i singoli enti regolatori nazionali dovranno monitorare che questo non accada.

I consumatori avranno anche il diritto di verificare se la velocità  della connessione corrisponda o meno a quella per cui hanno pagato e potranno d’ora in poi fa valere una serie di diritti che vanno dalla richiesta di contratti di servizio scritti con un linguaggio più semplice e comprensibile a tutti, al diritto di cambiare provider o formula di contratto e di esigere per quest’ultimo una durata non superiore ai 12 mesi, alla possibilità  di cambiare fornitore qualora la velocità  dei collegamenti non sia rispettata fino alla richiesta di poter ricevere i messaggi di mail in forward su un nuovo indirizzo, una volta cambiato il provider.

La Commissione Europea è poi dell’idea che a un mercato unico corrisponda un unico ente regolatore responsabile di implementare e armonizzare le nuove regole tra gli Stati membri. La stessa armonizzazione è richiesta sotto il profilo dell’allocazione dello spettro che dovrà  essere assegnato nel rispetto di identici requisiti in tutti i paesi.

L’approvazione di un mercato unico per le telecomunicazioni è di fondamentale importanza per lo sviluppo di tutta l’economia digitale europea, dice Bruxelles. Oggi non c’è settore industriale che non sia connesso a Internet eppure ancora troppe persone non hanno un accesso adeguato alla rete o non riescono a usufruire pienamente di tutti  servizi. Per non parlare del mondo mobile, un settore che vent’anni fa il resto del mondo ci invidiava e che oggi invece soffre di un ritardo mostruoso non tanto sul fronte dei dispositivi, quanto su quello delle infrastrutture di rete pronte a farli funzionare. “Perché a Lagos in Nigeria c’è il 4G e a Bruxelles no”? Si chiede la vice presidente della Commissione Europea,  Neelie Kroes?

Solo un mercato unico con meno lacci e frammentazioni può aiutare a far decollare l’economia digitale da cui arrivano gran parte dei nuovi posti di lavoro; la cosiddetta “app economy” ad esempio, negli ultimi 5 anni ha creato 794.000 posti di lavoro e dall’indotto legato alla costruzione di nuove infrastrutture di rete a banda larga ci si attende che arrivino almeno 447.000 nuovi posti in tre anni.